ARTE NEL MONDO: L’arte bizantina

Arte bizantina. Quando sentiamo questo termine pensiamo subito ai mosaici di Ravenna oppure a quelli siciliani di Monreale o alla basilica di S. Marco a Venezia. Giustissimo, ma l’arte bizantina è molto di più. È l’espressione di un impero millenario, quello Romano d’Oriente, che influenzò tutta la pittura e l’arte musiva occidentale sino all’arrivo di Giotto e la nascita della pittura cosiddetta “latina”.
In questo primo articolo, presenterò l’arte bizantina nei suoi caratteri generali, indagandone gli aspetti che hanno contribuito a renderla tale lungo tutta la sua storia, in un viaggio introduttivo nell’antica capitale Costantinopoli, odierna Istanbul, in Turchia.
Per cominciare, iniziamo dalla periodizzazione, che ricalca quella della storia dell’Impero bizantino e canonicamente comprende 5 periodi:
Periodo paleobizantino o protobizantino: dalla fondazione di Costantinopoli nel 324 sino all’inizio dell’iconoclastia nel 717 e che comprende
• L’età costantiniana (324 – 368), gli anni di regno di Costantino Il Grande e dei suoi figli;
• L’età teodosiana (379 – 457), che prende il nome dall’Imperatore Teodosio il Grande (379 –
395);
• L’età giustinianea (518 – 578), nel quale l’Imperatore più rappresentativo fu Giustiniano I (527
– 565);
• L’età eracliana (610 – 711), che prende il nome dall’Imperatore Eraclio I il Grande (610 –
641);
Periodo iconoclasta (717 – 787; 813 – 843): dall’ascesa al trono di Leone III l’Isaurico nel 717 all’843, anno del “Trionfo dell’Ortodossia”, in cui venne ristabilito il culto delle icone e diviso in due fasi:
• Primo periodo iconoclasta (717 – 787): iniziato “ufficialmente” nel 726 quando per ordine dell’Imperatore Leone III viene rimossa l’icona di Cristo dalla Chalke, la Porta del Palazzo Imperiale di Costantinopoli;
• Ritorno all’iconodulia (787 – 813): con il regno dell’Imperatrice Irene (780 – 797) e del figlio Costantino VI (780 – 797) sino all’ascesa di Leone V (813 – 820);
• Secondo periodo iconoclasta (813 – 843): dal regno di Leone V l’Armeno al Trionfo dell’ortodossia ad opera dell’Imperatrice Teodora, reggente per il figlio Michele III nell’843;
Periodo mediobizantino (843 – 1204): dal ristabilimento del culto delle icone nell’843 alla presa di Costantinopoli da parte dei latini durante la IV crociata e racchiude
• L’età macedone (867 – 1056) dal nome della dinastia fondata da Basilio I il Macedone (867- 886);
• L’età comnena (1081 – 1185) dal nome del fondatore della dinastia, Alessio I (1081 – 1118), originario di Comne, vicino a Filippopoli, odierna Bulgaria;
• Regno degli Angeli e dei Dukas (1185 – 1204) dal nome degli imperatori che regnarono prima della catastrofe del 1204;
Periodo dell’Impero latino (1204 – 1261): decenni della dominazione latina a Costantinopoli;
Periodo tardobizantino (1261 – 1453): chiamato anche periodo paleologo, dal nome dell’ultima dinastia che regna a Bisanzio, i Paleologhi, iniziata con la riconquista della città ad opera di Michele VIII nel 1261, sino alla caduta dell’Impero ad opera dei turchi ottomani di Maometto II nel 1453.

Mosaico della lunetta sopra la Porta Imperiale di Santa Sofia a Istanbul, IX – X secolo ca., tessere policrome e dorate

Arte bizantina: caratteri generali
L’arte bizantina prende forma pian piano nei primi secoli dell’Impero unendo aspetti provenienti dal tardo- classicismo e dall’arte paleocristiana, alle quali si aggiunsero elementi tipici dell’arte popolare dell’Oriente cristiano, propri cioè dei greci, dei romani, dei copti, dei siriaci, degli ebrei e delle popolazioni iraniche e mesopotamiche. Quest’arte in particolare, molto espressiva, semplice e a tratti rude, ebbe il suo punto di forza nell’immediatezza del messaggio che voleva trasmettere e nella facilità di comprensione, accessibile a tutta la popolazione. Tali caratteristcihe ebbero una grande influenza a Bisanzio e contribuirono a portare nuovi stimoli nella produzione artistica dell’Impero, una produzione che si formò in un ambiente “alto”, quello della corte imperiale e della Chiesa, in quell’apparato centralizzato che era lo Stato dell’Impero d’Oriente e che portò alla formazione di uno stile unico, lo stile di Costantinopoli.
Per capire il motivo dello sviluppo di un’arte rimasta fedele a certi canoni estetici durante tutta la sua storia millenaria, bisogna comprendere innanzitutto l’ambiente in cui essa prese forma, la capitale Bisanzio e la struttura statale e religiosa. Lo stato bizantino era centralizzato, tutto il potere e tutti gli organi di governo convergevano a corte, nelle mani dei funzionari e quindi dell’Imperatore (o come lo chiamavo a Oriente, basileus βασιλεύς, termine greco che significa “imperatore”), fulcro dello Stato e rappresentante di Dio in terra. La Chiesa era retta da una rigida gerarchia, retta dal Patriarca (da patriarchēs πατριἀρχης, “a capo della stirpe/famiglia”), il più importante tra i vescovi ortodossi. La centralizzazione portò ad un controllo forte e autoritario su tutti gli aspetti che riguardarono la vita dei cittadini, l’ideologia fondante e di conseguenza anche l’arte. L’espressione artistica prese corpo proprio da tale struttura, espressione dell’ideale della capitale, influenzata dalla sua società composta dall’aristocrazia fondiaria con enormi poteri, funzionari di corte molto colti, il clero inserito nella burocrazia statale e i monaci, la parte “più instabile” in quanto più soggetta ad influenze esterne. L’arte divenne così, in particolare dal VI secolo, quando mostra i caratteri che vengono definiti più propriamente “bizantini”, una sola, un unico stile che va a sostituire i molteplici aspetti precedenti, plasmata dalla ferrea ideologia di corte e della Chiesa, che ne dettava le caratteristiche.
Evoluzione dell’antropomorfismo di epoca classica, a essa venne aggiunto l’aspetto spirituale, unione che rappresenta la sintesi del Cristianesimo orientale, utilizzata per allontanare il fedele dalle cose materiali e trasportarlo in una dimensione superiore, trascendentale, fatta di luce. E basta entrare in una chiesa tappezzata di mosaici a fondo oro per rendersene conto. Ed essendo usata come “strumento” religioso, serviva di conseguenza per imporre l’ideologia dominante e controllare i fedeli, in modo da evitare, o almeno arginare il più possibile,

l’insorgere di eresie o qualunque tentativo di innovazione non approvato dallo Stato. Oltre che a scopo mistico, l’arte fu molto importante anche dal punto di vista politico perché, nel suo stile unico, elaborato rigorosamente a Bisanzio, riuscì ad unire i diversi popoli che abitavano l’Impero, più di quanto non fecero battaglie o confini geografici. Fondamentale fu il suo contenuto didattico e didascalico, cioè doveva mostrare a chiunque l’ammirasse gli episodi religiosi così come erano avvenuti, in maniera semplice, diretta e accessibile, grazie alla quale il pensiero dei fedeli veniva indirizzato verso mete prefissate.
L’arte di Costantinopoli nasce e si sviluppa in città, influenzata dall’arte ellenistica, assumendo ben presto un’iconografia conformista e statica che manterrà nel tempo, ancorata a quegli archetipi, i soggetti della tradizione, ai quali sempre si rifarà e dai quali partono le innovazioni e le elaborazioni. Se quindi è espressione dello Stato e della Chiesa in canoni ben definiti, va da sé che coloro che son incaricati di realizzarla, cioè gli artisti, siano in una posizione particolare. Infatti a Bisanzio l’artista ebbe un ruolo secondario, apparteneva al ceto sociale più basso ed era sempre, salvo rarissimi casi, anonimo, mentre si dava molto risalto al committente di un’opera. Colui che realizzava un’opera d’arte era considerato l’interprete di una potenza ultraterrena, colui che eseguiva il volere di Dio e di conseguenza l’atto creativo era strettamente connesso con l’ispirazione divina. Data questa particolare condizione, la personalità dell’artista e la sua creatività erano elementi del tutto superflui, anzi pericolosi perché una propria interpretazione dei temi poteva portare facilmente all’eresia.

Pannello musivo, basilica di San Vitale, Ravenna, VI secolo, tessere dorate e policrome

La società e la visione del mondo dei bizantini portarono allo sviluppo di un’estetica che dipende strettamente dalla concezione religiosa, anche perché l’arte fu nella quasi totalità dei casi al servizio della fede, come riscontrato da ciò che è giunto sino a noi. L’espressione artistica era parte del culto, era quell’elemento che univa il mondo trascendentale, l’aldilà, con la terra e grazie ad essa, nella liturgia, si cercava di far avvicinare il fedele alla beatitudine eterna, si voleva fargli assaporare come sarebbe stata la vita dopo la morte.
Per adempiere a questa funzione, l’arte assume un aspetto poco realistico, in quanto doveva rappresentare un’idea, un concetto. Questo era l’archetipo, la prima creazione di Dio ed essendo specchio di ciò, la sua essenza doveva rimanere fedele all’originale e immutata, al quale l’artista doveva avvicinarsi il più possibile. In tal modo, si spiega la rigidità dell’iconografia durante tutto il millennio bizantino, che veniva garantita anche dalla grande stabilità dello Stato e della Chiesa che, a differenza dell’Occidente medievale, manteneva la società più stabile ed omogenea e un centro molto potente, Costantinopoli stessa, capace di estendere enormemente la sua influenza.

L’arte bizantina, nonostante il poco realismo, non fu mai veramente astratta, perché fondamentale fu la presenza della figura umana, che rispecchiava il dogma della reincarnazione, centrale nel Cristianesimo orientale. Le figure si stagliavano per la maggior parte su uno sfondo dorato, simbolo di una dimensione trascendentale, con un paesaggio appena accennato da una banda orizzontale oppure da elementi privi di volume e stilizzati o con essenziali architetture dalla prospettiva sbilenca e distorta. Le figure erano caratterizzate da corpi bidimensionali, dalle pose rigide e stereotipate, avvolti in pesanti drappeggi molto decorati che li rendevano piatti e privi di volume. Al contrario, i volti erano tridimensionali e ritraevano le caratteristiche tipiche di ogni personaggio raffigurato, pur mantenendo una certa semplicità negli elementi.
Pensando all’arte bizantina, viene subito in mente il mosaico però, è bene ricordare, che questa tecnica era molto costosa e quindi utilizzata da personalità molto importanti, come gli imperatori o la chiesa stessa (analizzeremo meglio questo aspetto tecnico in un altro articolo riguardante i mosaici). Nella lunga storia dell’Impero, sono state usate altre tecniche e, oltre ai mosaici, vi sono pitture, architetture, manoscritti, avori, oggetti in oro o argento e, in misura minore, sculture.
Negli scintillanti mosaici dorati, nelle preziose pagine di codici miniati oggi sparsi per il mondo, negli affreschi che ricoprono intere chiese, nelle icone, nei resti di splendidi edifici e nei preziosi gioielli ritroviamo l’essenza e l’identità di questa straordinaria civiltà che sempre si è proposta e considerata “romana” (definivano loro stessi Romei  ́Ρομαίοι e il loro Impero, Impero dei Romani, Βασιλεία ́Ρομαίων), erede e continuatrice di uno dei più gloriosi imperi dell’antichità.

di Deborah Scarpato

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