Alla ricerca di una nuova bellezza e alla scoperta delle arti etniche:
Dal pensiero di Gertrude Stein, scrittrice e poetessa statunitense, amica dei maggiori artisti del postimpressionismo e del cubismo, come Picasso, Braque, Matisse.
“La gente non cambia da una generazione all’altra, per quello che sappiamo dalla storia la gente è più o meno quella di sempre, ha gli stessi bisogni, desideri, virtù, qualità e gli stessi difetti: da una generazione all’altra non cambia niente, tranne le cose vedute, e sono le cose vedute a fare quella generazione”.
Non si vedono le cose come sono, ma i modelli delle cose, o ogni generazione ha i suoi modelli; i cubisti ne hanno creati di nuovi, sconvolgendo la visione tradizionale. Nel ‘900, soprattutto nel primo decennio, a ricerca figurativa era molto intensa e gli artisti d’avanguardia erano impegnati nel trovare nuove forme espressive. Fra essi, Pablo Picasso ebbe una grande intuizione quando vide una statuetta di arte etnica nello studio dell’amico Matisse.
Il giovane Picasso scoprì un nuovo codice di rappresentazione della realtà, e dal 1906 iniziò il periodo negro della sua pittura, che portò a una svolta radicale nell’arte del XX secolo.
I codici visivi delle arti tribali, elaborati nei secoli dai popoli dell’Africa sud-sahariana e dell’Oceania, sono molto diversi da quelli occidentali: non esprimono il concetto del bello della mentalità europea. Che deriva dalla Grecia classica, e non si riferiscono alla nostra idea del sacro, pur essendo, le “arti primitive”, espressioni di forte spiritualità.
Pablo Picasso e Georges Braque, pittore francese suo amico, videro nelle arti etniche una diversa bellezza e il punto di partenza per un nuovo linguaggio artistico, che sarà il Cubismo, della libertà di esprimere la modernità rifiutando i canoni visivi della cultura umanistica.
Picasso, prima dell’esperienza cubista:
Pablo Picasso, pittore e scultore spagnolo, è la personalità più celebre dell’arte del ‘900; artista straordinariamente creativo, nella sua lunga attività si è espresso con vari stili, spesso fortemente contrastanti. Prima di rivoluzionare completamente la pittura con la ricerca, sulle arti primitive e la visione cubista, Picasso realizzò le opere definite del “periodo blu” e del “periodo rosa”, dai colori dominanti nella composizione cromatica.
I soggetti di questi quadri sono cantanti di strada, mendicanti, saltimbanchi, gente umile che l’artista, in quel periodo molto povero, frequentava e ritraeva con sentimento di partecipazione. Sono figure malinconiche, esili, che i colori a pastello rendono ancora più scarne.
Una svolta radicale e i diversi aspetti del cubismo:
Nel 1907 l’artista presentò il suo grande dipinto Les demoiselles d’Avignon e l’effetto fu come di un colpo di frusta in fronte al pubblico, nessuno prima di Picasso aveva osato stravolgere in modo così radicale la visione artistica del mondo.
Né i colori esplosivi dei Fauves – gruppo di artisti definiti selvaggi come Matisse, Derain e De Vlaminck, né il segno deformante di Van Gogh, avevano sovvertito a tal punto i codici visivi dell’arte europea, con l’opera di Picasso nei parametri della pittura occidentale entravano segni completamente nuovi.
E’ soprattutto nelle figure che si nota la forte influenza dei caratteri dell’arte tribale: costruzione dei corpi a grandi blocchi, schematizzazione dei caratteri somatici, deformazione dei volti, che non hanno più nulla della bellezza classica. I corpi sono collocati in uno spazio senza profondità, in pose innaturali, contorte, senza relazioni fra loto, sono soltanto forme che si incastrano le une nelle altre.
Come risulta chiaro confrontando il dipinto con le immagini proposte a destra, Picasso si è ispirato all’arte tribale dell’Africa nera, rivalutata in tutti i suoi aspetti.
Les demoiselles d’Avignon e Case a l’Estaque di Georges Breaque, rappresentano la più radicale rivoluzione artistica realizzata dopo il Rinascimento. Picasso e Braque iniziarono un nuovo modo di raffigurare la realtà, o meglio di interpretarla, prendendo l’avvio da opere lontane dalla sensibilità occidentale e dallo studio di un grande maestro che li aveva preceduti: Paul Cèzanne, il quale affermava: “In natura ogni elemento può essere tradotto in volumi geometrici come il cilindro, la sfera, il cono”.
Il termine Cubismo nacque dal commento critico d’arte alle opere di Braque esposte nel 1908 a Parigi: “Braque maltratta le forme, riduce tutto, luoghi, figure, case a schemi geometrici, a cubi” schemi geometrici e visione simultanea.
Lo stesso artista guardando una semplice foto di un paesaggio lo interpreta come una costruzione di solidi, quindi il paesaggio non è altro che una struttura geometrica e nasce così Case a l’Estaque; lo spazio è assente, l’atmosfera non esiste nello stretto blocco di cubi, anche la figura umana, come nel ritratto di Vollard, è tratta allo stesso modo: sfaccettata e scomposta.
Un altro rappresentante del Cubismo fu lo spagnolo Juan Gris, che si dedicò soprattutto alla raffigurazione di oggetti considerati da diversi punti di vista, in un’unica visione spaziale.
Nel Cubismo la prospettiva tradizionale è annullata e gli oggetti appaiono come ribaltati su un unico piano, in alcuni punti sovrapposti, gli oggetti banali della vita quotidiana sono utilizzati dall’artista come elementi plastici per costruire il quadro, come le case di Braque.
La pittura classica ebbe due varianti: il Cubismo analitico, nel quale l’immagine è spezzata e sfaccettata, e il Cubismo sintetico, dopo il 1912, in cui fu abolito l’effetto di rilievo, accentuata la visione simultanea da più punti di vista e usato il colore piatto in zone ben definite.
Altre espressioni di Picasso:
Nel XX° secolo Picasso è l’artista che ha più fatto parlare di sé, dal momento che la sua attività ha attraversato quasi tutto il Novecento.
Vediamo quindi alcune sue opere in cui la sua creatività si è espressa in forme e materiali diversi, in periodi differenti della sua lunga vita.
Dopo l’intenso periodo della ricerca cubista, che aveva rappresentato un nuovo linguaggio nell’arte occidentale, Picasso tornò alla figurazione più realistica, che fu definita dai critici “neoclassica”; il capolavoro di questo periodo, intorno al 1920, realizzato dopo un viaggio in Italia, è intitolato Il flauto di Pan.
Il soggetto si riferisce alla mitologia greca: Pan era infatti una divinità delle selve, tipicamente mediterranea, che suonava uno strumento a canne molto primitivo. Le due figure giovanili sono modellate con forte rilievo, in una posa che ricorda le statue antiche; lo sfondo rappresenta cielo e mare divisi da due tonalità differenti di azzurro. La composizione è molto equilibrata e strutturata nei volumi plastici che la costituiscono.
Costruzioni e assemblaggio e stili diversi:
Picasso sperimentò ogni tecnica possibile: collage, assemblaggi di materiali poveri. La scultura in bronzo, la ceramica, la grafica nelle sue varie espressioni.
Subito dopo l’esperienza pittorica cubista creò una serie di costruzioni in legno, metallo o cartone: opere in rilievo decostruite, che hanno un riferimento a oggetti reali.
Queste costruzioni, praticamente astratte, hanno stabilito un radicale cambiamento nella scultura del ‘900.
La prodigiosa capacità inventiva di Picasso nel costruire immagini con gli elementi più disperati è testimoniata dalla celebre Testa di toro, ottenuta assemblando due oggetti trovai: un sellino e un manubrio di bicicletta.
In ogni oggetto e in ogni forma la nostra mente riconosce qualcosa che le è già noto, in questa scultura il sellino rappresenta il muso del toro, il manubrio le corna ampie e ricurve dell’animale.
Più volte, nelle sculture dell’artista, oggetti banali e di scarto assumono una nuova identità e nuovi significati.
Le differenti interpretazioni le vediamo insieme come per esempio l’opera Madre e figlio, raffigurante una madre che coccola il proprio bambino, appartiene al periodo in cui l’artista, influenzato dalla pittura antica che aveva ammirato nel nostro Paese, dipinge i corpi in rilievo quasi scultoreo.
Le due figure occupano tutto lo spazio del quadro ed emergono solidamente modellate con un chiaroscuro tradizionale, quasi monocromo, come nel dipinto precedente Il flauto di Pan.
Diversamente, nell’opera che rappresenta una giovane donna, il Ritratto di Dora Maar, l’artista stravolge i canoni tradizionali della raffigurazione, unisce le esperienze cubiste (la realtà vista contemporaneamente da più lati) al colore intendo e piatto, senza modulazioni.
La deformazione somatica è molto evidente specialmente nel volto, per metà visto di fronte e per metà di profilo.
Guernica, i disastri della guerra:
La guerra, sciagura costatane nella storia dei popoli, compare nelle rappresentazioni artistiche fin dall’antichità, descritta nei fregi dei templi classici, sui vasi greci ed etruschi, sulle colonne commemorative romane. La guerra civile spagnola (1936-1939) e il successivo conflitto mondiale (1939-1945) imposero un carattere estremamente drammatico all’opera di Picasso.
Il grande e famoso dipinto intitolato Guernica, si riferisce a un tragico evento che sconvolse l’opinione pubblica internazionale poco prima della seconda guerra mondiale: il bombardamento aereo che rase al suolo la città di Guernica, a nord della penisola iberica, provocando la morte di migliaia di civili innocenti. In quest’opera monocroma, si vede una composizione di frammenti di figure urlanti, di membra lacerate, che sbocchi di luce livida fanno risaltare sul nero cupo dello sfondo; sono le conseguenze della guerra, di ogni violenza o situazione di odio.
M° Monica Isabella Bonaventura
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