IL MOVIMENTO DADA, IL NEOPLASTICISMO E IL BAUHAUS

Il movimento Dada

La trasgressione come segno di libertà

Il movimento Dada fu fondato dallo scrittore Tristan Tzara (1878 – 1963) e da un gruppo di artisti e di intellettuali d’avanguardia nel 1916, a Zurigo. Dada è una parola che non ha un significato preciso; vuol indicare rifiuto totale del passato, ribellione contro le forme culturali codificate. I giovani artisti che vi aderivano erano sfuggiti alla carneficina della prima guerra mondiale ed erano in rivolta contro la società borghese che l’aveva scatenata. Essi avevano visto crollare tutte le certezze e rifiutavano ogni atteggiamento razionalistico, il programma di Dada adottava le associazioni casuali di parole e immagini, l’ironia, il gioco, l’espressione demenziale. Il Dadaismo ebbe il suo momento di maggiore attività a Parigi fra il 1919 e il 1922. Dalla Svizzera, oltre, che in franci, si diffuse anche il Germania e, successivamente, negli Stati Uniti d’America. I dadaisti pubblicarono i loro manifesti e le loro riviste artistiche e letterarie. Con i movimenti d’avanguardia l’arte si è allontanata completamente dalla raffigurazione degli oggetti. Per Marcel Duchamp (1887-1968) l’oggetto reale presenta se stesso: non è dipinto, né fotografato, né scolpito, è semplicemente spogliato della sua funzione pratica e presentato come qualcosa di nuovo. Nel 1917 Duchamp espose in una galleria d’arte, luogo riservato alle opere artistiche, un orinatoio capovolto, intitolato “Fountain (Fontana) e fu subito scandalo. L’artista non voleva fare arte, voleva provocare il pubblico e la critica, la sua fu un’operazione concettuale, valeva per il suo significato dissacrante. Il Cabaret Voltaire a Zurigo era il luogo di riunione del gruppo Dada, dove, sotto forma di spettacolo cabarettistico, gli artisti sperimentavano nuovi modi di espressione linguistica, teatrale, visiva e musicale. Pochi anni prima, i futuristi avevano trovato nello spettacolo di varietà, l’occasione ideale per recitare, cantare, suonare, travestirsi in modo totalmente nuovo e provocatorio. Francis Picabia (1879-1953), di origine cubana, fu uno dei rappresentanti più interessanti del movimento Dada. Egli sperimentò procedimenti diversi, tra cui il collage su tela di piccoli oggetti, come piume, fiammiferi, stuzzicadenti, forcine per capelli, ecc. esempio “La donna dei fiammiferi” è una di queste opere di sapore ironico e provocatorio. A Berlino il club Dada, fondato nel 1919, ebbe il suo protagonista nel viennese Raoul Hausmann (1886-1971), che inventò il fotomontaggio e lo utilizzò per la propaganda del movimento. Questo artista sperimentò molte tecniche e nuovi materiali. Hans Arp (1887-1966) si differenziò dagli altri Dadaisti per un stile astratto, creando forme libere, dai profili curvilinei, realizzate in vari materiali e con rilievi dipinti. I Dadaisti si spostarono spesso da una sede all’altra del movimento e collaborarono attivamente anche con gruppi di altre avanguardie. Possiamo quindi trovare gli stessi artisti aderenti al Dadaismo in altri movimenti.

Il Neoplasticismo

Razionalismo assoluto, linea e colore

Nel 1917, in Olanda Piet Mondrian (1872-1944) e Theo Van Doesburg (1833-1931) fondarono la rivista d’arte “De Stji” (Lo Stile), organo del movimento chiamato Neoplasticismo. Vi partecipano pittori, scultori, architetti, nell’intento di creare un linguaggio astratto: colori nitidi, senza sfumature. Nelle loro opere di controllo dell’intelletto domina le sensazioni e le emozioni; nella loro pittura sono bandite la natura e la figura umana. Mondrian, che è l’artista più importante del gruppo, diceva che l’arte non è la natura e che quello che conta è solo esprimere la nostra commozione di fronte alla bellezza. Per questo pittore la bellezza era la sintesi della chiarezza, della quiete, dell’equilibrio. Partito dallo studio analitico della realtà, Mondrian giunse a usare mezzi pittorici elementari: la linea retta, il rapporto ortogonale fra orizzontale e verticale, che esprime l’equilibrio assoluto. Dipinge superfici cromatiche bianche, blu, gialle e rosse di colore puro, intenso, uniforme. E’ una pittura assolutamente piana, senza modellato chiaroscurali né prospettiva. Il colore(primario) è delimitato dalla griglia di linee nere che si incrociano ad angolo retto. Mondrian non volle mai alterare il rapporto verticale – orizzontale, né la gamma dei suoi colori. Creò semplicemente delle varianti negli spazi fra le linee perpendicolari, realizzando opere di assoluta armonia compositiva. Altri artisti del gruppo De Stji introdussero invece la linea obliqua, con il dissenso di Mondrian, dando luogo a schemi lineari che danno altre sensazioni visive. Il movimento neoplastico ebbe una grande influenza sull’architettura razionalista e sulle arti applicate. Alcuni architetti olandesi costruirono nello spazio ambientale qualcosa di simile a ciò che Mondrian realizzava sul piano della tela. I volumi architettonici vennero ridotti all’essenziale e furono applicati alle superfici gli stessi colori primari.

Il Bauhaus

Una scuola speciale

In Germania a Weimar, nel 1919 l’architetto Walter Gropius (1883-1970) fondò una scuola statale di architettura e arte applicata chiamata Bauhaus. Lo scopo di questo istituto di perfezionamento era di create una moderna corporazione di artigiani-artisti, sotto la direzione di artisti-docenti. Maestri e allievi dovevano svolgere insieme una ricerca di nuove tecniche, nuovi materiali, nuove forme, da applicare all’architettura, all’arredamento, agli oggetti d’uso. Nel Bauhaus si tenevano corsi di falegnameria, di tessitura, di ceramica, di pittura, di grafica e fotografia. Alle materie pratiche erano affiancati studi teorici sulla percezione, sul colore, secondo programmi molto avanzati preparati dagli artisti più creativi dell’epoca. La scuola, sgradita agli ambienti accademici, fu trasferita a Dessau e a Berlino, dove i nazisti la soppressero definitivamente nel 1933. Dalle molteplici attività collettive svolte dal Bauhause, in un clima di grande entusiasmo, dalla progettazione e alla realizzazione, deriva l’attuale industrial design. Architettura, mobili e oggetti erano progettati secondo il principio della funzionalità. Il valore estetico di un oggetto doveva derivare dalla perfetta fusione tra forma e funzione. Tutta la produzione del Bauhause era improntata alla massima semplicità.

Le arti grafiche: un nuovo modo di comunicare e il rinnovamento dello spettacolo

La fotografia e la grafica sono state reinventate al Bauhaus, dove furono sperimentate le infinite possibilità connesse con l’uso della macchina fotografica: collages, fotomontaggi, doppie esposizioni, ingrandimenti dei negativi e altri espedienti tecnici che oggi sono di uso corrente. L’impaginazione tipografica acquisì un taglio moderno, equilibrato ed essenziale. Come i Futuristi Italiani, anche gli artisti del Bauhaus vollero rinnovare il teatro, nei suoi aspetti visivi: scenografia, costume, gestualità, coreografia. Fra il 1920 e il 1929 si dedicò alla progettazione teatrale Oskar Schlemmer (1888-1943), che produsse disegni e modelli per spettacoli d’avanguardia, la cui musica era composta da Igor Stravinskij, Paul Hindemith, Arnold Schonderg, i musicisti più innovativi del XX secolo. Nel Battelletto Triadico, Sclemmer presentò costumi completamente lontani da quelli tradizionale e molto affini alle forme astratte e geometriche della pittura e del design del Bauhaus. Paul Klee (1879-1940), artista svizzero, insegnò teoria della forma e della figurazione alla scuola di Weimar egli ha creato un linguaggio pittorico molto personale, che non si può definire astratto, anche se l’artista condivide le esperienze più estreme di Kandinskij. Nelle sue opere è sempre presente la natura anche se profondamente straformata. Data la sua sensibilità alla musica, egli creo composizioni cromatiche ispirate al linguaggio musicale; i dipinti  generalmente di piccole dimensioni, trasfigurano la realtà, trasferendola in una dimensione fiabesca e magica: il gatto è una “maschera” gattesca, in cui l’uccellino, ovvero la preda, è iscritto in fronte. Nel “Paesaggio” del 1929, Klee ha voluto disegnarlo con semplicità infantile e comunica tutto l’incanto di una visione d’infanzie.

Monica Isabella Bonaventura – Maestra d’Arte

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