L’ARTE DELLA FOLLIA La follia di amare e la follia nell’arte

Perché amare ci porta a comportamenti folli e sentirci euforici? Ma la follia di amare a cosa è dovuto? Cosa induce una persona a definirsi folle? Perché si usa dire “Tu sei folle”? Quali sono i fenomeni della follia? Ma la follia è tale perché si vive uno stato di esuberanza in un mondo in cui non ci appartiene? Freud come considerava la follia? E nell’arte?

“Tu sei una folle! Tu sei pura follia, lo stato della follia regna sovrana nel tuo corpo totale! “ La follia è un sogno nella veglia dei sensi…il sogno è una breve follia e la follia è un lungo sogno. Si è sempre parlato molto del legame che esiste, se esiste, tra genialità e follia, siamo tutti immersi in un mare di follia e impegniamo gran parte delle nostre energie a negarlo e a difenderci da essa.

Si dice che l’amore “rende folli”, fa girare la testa. L’innamoramento è una delle condizioni della vita in cui smarriamo la stabilità, la fermezza, e talvolta modifichiamo un po’ noi stessi per tuffarsi totalmente in un’altra persona, che può anche arrivare a prendere possesso dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.

Può risultare difficile allontanare dal centro della nostra esistenza e della nostra quotidianità la follia di amare, ed è uno degli eventi della nostra vita in cui la nostra stabilità psichica e talvolta fisica viene messa alla prova.

Può capitare di perdere la cognizione della realtà, smarrire un po’ noi stessi nell’interesse verso un’altra persona, che spesso favorisce e influenza il nostro modo di essere, di pensare e di agire. L’amore in sé non è una malattia, eh no! Bensì è l’incertezza, l’insicurezza, l’esitazione o la sofferenza che ci smuove interiormente fino all’anima, ti spezza in due, e può portarci a perdersi nella più totale e pura follia… può essere il timore, l’ansia, l’inquietudine emotiva, la riflessione e la ricerca di un senso del perché…

Perché in questo sentimento, in questo impulso, investiamo molto di quello che siamo? E cos’è la follia per Sigmund Freud? 

Subentra di mettere a nudo le parti più intime, segrete, le nostre debolezze, le spaccature emotive, le nostre esigenze, i bisogni e i desideri che si vivono nel profondo o che sono emersi nell’incontro con qualcuno che ci ha saputo far battere forte il cuore.

Dell’amore si parla spesso anche come di una dipendenza, una meravigliosa “follia” quando è ricambiato…è la pazzia per l’amore! Ma si sviluppa un logorante senso di inefficacia o tristezza, se non addirittura di strazio quando non è corrisposto, i sintomi che sentiamo possono essere di abbandono, insicurezza, paura, insonnia, perdita del senso del tempo, tenerezza, sensazioni che spesso sembrano una sorta di sedativo.

Si può dire quindi che l’amore confini con la follia, ma, se lo fa, è una follia positiva, quella che stimola le parti creative di noi, lontano dalla monotonia delle solite abitudini mentali e del modo di fare, donando un nuovo modo di pensare di vivere se stessi e di sognare.  Follia pura… pura follia!

Freud scrisse che: “il folle è un sognatore da sveglio”, un sogno nella veglia dei sensi; nella mente di un folle riaffiorano ricordi e colui che soffre in sogno si concede a ciò che la realtà gli ha negato: benessere, felicità realizzando un immaginario desiderio, il cui rifiuto o il cui annientamento hanno dato un fondamento psichico alla follia, contenuti principali del delirio e inquietudine.

Ci immergiamo nel nostro inconscio, nel mare della nostra follia, ed è proprio qui, nell’inconscio, che possiamo cogliere anche razionalmente la paura che proviamo, per ciò che rimane in esso. Non a caso, appena svegli, cancelliamo gran parte dei nostri sogni, quindi, noi che abbiamo paura di essere pazzi, cancelliamo i sogni.

Secondo il psicanalista “l’amore è l’unica condizione per poter vivere, non c’è alcun dubbio che amare l’altro è, di fondo, amare se stessi” e ancora sostiene che “la psicosi, la follia è indifferenza verso il principio di realtà, incapacità di comprendere ciò che avviene davvero nel mondo circostante e ciò che è solo nella sua mente”.

L’amore non è la soddisfazione dei propri bisogni o dei propri desideri, è semplicemente ciò che rende possibile quel dialogo tra la propria parte sensata e la propria parte folle. Ognuno lo sa quando, pur essendo consapevole che quell’amore è sbagliato, di non potersene comunque liberare.

Freud indagò sui disturbi e disagi psichici, l’isteria o più in generale sulla follia e individuando tre ipotesi che spiegano questi fenomeni: “Il rimuovere la follia” che riguarda in particolare la follia isterica dove riaffiorano esperienze vissute particolarmente vergognose e dolorose, le quali vengono controllate e allontanate dalla coscienza, per secondo “L’equilibrio incerto dell’IO e la follia”, infine “Il complesso di Edipo e la follia”, dove ogni bambino è controllato da un impulso sessuale verso il genitore di sesso opposto, e nel corso dello sviluppo psichico questo viene rimosso.

La follia affermerebbe Freud, emerge dalla liberazione dell’inconscio dalle catene della disapprovazione o rimozione delle emozioni.

La Follia nell’Arte che ruolo ha? Ci sono artisti che dipingono ciò che vedono, altri che dipingono ciò che ricordano o ciò che immaginano, gli artisti modificano la realtà e il loro pensiero, la cambiano per avere una narrazione diversa con il reale; questo dipende, forse dalla sensorialità, o da raffigurazioni create dalla loro mente, amplificando la realtà ad una eccitazione mentale per “aprirsi” alla creazione di un’opera d’arte, stimolando curiosità e comprensione a chi la osserverà.

Dalla mano, l’artista trasforma e crea con i colori e forme l’immagine che vuole raffigurare, ed è proiettata dai suoi sogni e ricordi, la fa rivivere attraverso l’estetica e l’emozione, procurandogli una sorta di piacere immenso, elaborando quindi una sua interiorità massima.

 Per la prima volta nell’800 entra nell’arte la storia del quotidiano; gli artisti cominciano a rappresentare gli uomini attraverso il loro vissuto rappresentando nei volti di questi i loro sentimenti, le loro sofferenze, i loro disagi e le loro malattie.

Dall’800 in poi, il mito dell’artista folle è una realtà, quindi la follia nell’arte viene trattata dagli artisti curando nei particolari i ritratti e alcuni ritraggono se stessi, un esempio è quello di Thèodore Gericault, dove egli ritrae, negli ultimi anni di vita, una serie di visi di folli, per studiarne i tratti somatici e in una opera in particolare, “Una pazza” rende la follia e il dolore interiore con una profondità espressiva degli occhi e con colori cromatici, rendono la sua faccia come in movimento.

Ci sono stati molti pittori folli, ricordo Van Gogh che si era mutilato l’orecchio sinistro dopo una lite con il suo amico pittore Gauguin, sofferente di depressione e allucinazioni, spesso lo rendevano incapace e non idoneo a lavorare.

Egli utilizzava le pitture per trasmettere i suoi mali sociali, si sentiva emarginato perchè le sue opere non venivano vendute facilmente e questo gli procurava una sorte di frustrazione che lo portò appunto alla follia.

La follia si può cogliere anche con Albrecht Durer, genio malinconico, in Francisco Goya, con le sue pitture dette “pitture nere”, Henry de Toulouse-Lautrec ultimo artista del movimento impressionista, il quale era frequentatore assiduo di bar e bordelli, soffriva di crisi paranoiche ed allucinazioni, poi Gustav Courbet, Edvard Munch con il famoso “L’urlo”, uno dei massimo esponenti dell’espressionismo, pittore sofferente e angosciato dalla paura della morte,  esso si rifugiò nell’alcool, ancora Karl Wilhem Diefenbach, Salvador Dalì egli parlava di sè in terza persona, esponente del Surrealismo, Dadaismo e Simbolismo, sosteneva di svegliarsi ogni mattina con la convinzione di essere Salvator Dalì, non scordo Jaskson Pollock che combatté tutta la vita con l’autodistruzione e divenuto poi anche alcolista, con il suo modo immediato di dipingere sulla tela con gesti spontanei usando tutto il corpo, Antonio Ligabue pittore italiano incompreso e sofferente di solitudine, in conflitto con il mondo, troverà pace solo sulla tela, emarginato dalla società questi sono alcuni artisti che fanno parte della cultura artistica; non di meno Adolf Hitler, uomo di una personalità terrificante come tutti sappiamo, dove dipinse in una tela la città di Monaco del tutto tranquilla.

Tornando indietro nel tempo, cito Caravaggio che fu un personaggio molto particolare, litigioso e rabbioso, nei suoi quadri è sempre visibile un’incredibile violenza frutto tuttavia del naturalismo a cui si ispirava, tanto più che arrivò ad uccidere un uomo, poi anche la depressione di Michelangelo Buonarroti e Claude Monet.

L’arte moderna ha celebrato la sofferenza mentale come un ’avventura creativa, una strada nuova da esplorare come condizione umana. In effetti chi non ha mai sofferto di follia dove le regole della civiltà e del buonsenso non dettano legge, e la follia sembra diventare sinonimo di libertà. Nei secoli la storia dell’arte si è spesso nutrita di turbamenti e allucinazioni.

Forse non è difficile capire perché gli artisti spesso mostrano empatia per ciò che la società chiama malattia: tutta la creatività è in fondo un viaggio irrazionale.

Maestra d’Arte Monica Isabella Bonaventura

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