ARTE NEL MONDO: La chiesa Panagia Phorbiotissa di Asinou a Cipro – parte seconda

Abbiamo concluso la prima parte illustrando gli affreschi di inizio XII secolo e ora continuiamo con i restanti risalenti all’epoca paleologa, datati tra il 1332/3 e il terzo quarto del XIV secolo.

Iniziamo con il dipinto del catino absidale che essendosi danneggiato, venne restaurato proprio in quest’epoca con la figura della Vergine Pantanassa (“Regina di tutti”) nella posizione dell’Orante, con le braccia sollevate, ricalcato sul precedente affresco. Nel pennacchio adiacente troviamo il Sacrificio di Isacco che ha subito una sorte analoga.

Nella sezione centrale della navata ci sono una serie di affreschi che presentano stili diversi, in una parte della chiesa che ha subito seri danni ed è stata rafforzata con supporti e archi trasversali. Gli affreschi a lungo hanno presentato problemi di datazione, ma oggi si tende a collocarli per la maggior parte negli anni Cinquanta del ‘300 e i restanti nel 1332-3. A questa serie appartiene anche l’Annunciazione, sopra la conca absidale della Vergine Orante descritta sopra, con l’Arcangelo Gabriele sulla sinistra che calza stivali ingioiellati e tiene in mano una bacchetta che termina con un decoro stilizzato. Sulla destra la Vergine non sta filando, ma regge semplicemente il fuso nella mano sinistra. Accanto, una colomba bianca vola verso di lei e nello sfondo complesse architetture, che sembrano riprendere quelle contemporanee, e due vasi di fiori posti sotto delle arcate coperte da un tetto piatto. Nel soffitto si trovano i re Salomone e Davide che cantano all’Incarnazione, di cui parleremo a breve, mentre di fronte all’Annunciazione, troviamo Mosè che si appresta ad attraversare il roveto in fiamme e la visione della Vergine Maria del profeta Ezechiele. Al centro troviamo il Sacro Fazzoletto (il Mandylion, il panno su cui era raffigurato il volto di Cristo, venerato dalle chiese orientali, conservato a Edessa sino al X secolo e poi portato a Costantinopoli, perduto dopo la IV Crociata) e nel soffitto di quest’arcata i ritratti dei profeti Isaia e Geremia che reggono dei cartigli iscritti. Cantata da Davide e Salomone, l’Incarnazione si sviluppa sulla volta, in otto scene delle dodici Feste della Chiesa.

                 La Natività, la Presentazione al Tempio, il Battesimo e la Trasfigurazione

La prima scena è quella della Natività, dove troneggia la grande figura di Maria al centro, all’interno della grotta, in una composizione che unisce due momenti, il primo bagno del Bambino in basso a destra e l’arrivo dei Re Magi sulla sinistra, un espediente che non è nuovo nella pittura bizantina. Sulla sinistra in basso, troviamo Giuseppe accovacciato che si volta verso la Vergine e il Bambino, e dietro la grotta tre angeli e un suonatore di flauto. A fianco vi è la scena della Presentazione al Tempio, realizzata in maniera simmetrica, con Maria che tiene Gesù in braccio e Giuseppe dietro di lei che porta due colombe per l’offerta, mentre di fronte vi è Simeone con le braccia tese verso Cristo e la vecchia profetessa Anna che regge un rotolo iscritto. Lo sfondo è semplice, con il tempio stilizzato al centro e due edifici di scorcio ai lati. Il terzo riquadro rappresenta il Battesimo di Cristo, con Gesù che avanza verso il Battista sulla sinistra e un corteo di angeli sulla destra che reggono la veste. Il fiume Giordano è raffigurato in un tentativo di prospettiva, popolato da pesci e, in basso, un piccolo essere alato dalla carnagione scura, personificazione del fiume stesso. L’ultimo pannello presenta la Trasfigurazione, con Cristo al centro all’interno di una mandorla di luce tra i profeti Elia a sinistra e Mosè a destra. In basso troviamo i tre Apostoli testimoni dell’evento, Pietro, Giacomo e Giovanni, a terra in pose scomposte, perché travolti da ciò che sta succedendo.

Il Tradimento, la Via Crucis, la Crocifissione e la Sepoltura

Negli altri quattro pannelli, vediamo il Tradimento di Giuda, ritratto al centro con Cristo al momento del bacio e come negli affreschi precedenti, l’Apostolo è di profilo in modo da enfatizzare il lungo naso e i lineamenti pronunciati e duri. Le due figure sono circondate dai soldati che reggono fiaccole e lance e, in basso a destra, Pietro accovacciato che taglia l’orecchio destro a Malco (servo della profetessa Anna), nel vano tentativo di impedire l’arresto del suo Maestro. Nel riquadro della Via Crucis troviamo Simone di Cirene a destra, che apre la fila portando la grande Croce e al centro un soldato con l’armatura conduce Cristo dalle mani legate con una corda. Gesù è rappresentato abbigliato con una ricca veste e aureola crocesegnata e, dietro di lui, vi sono altri soldati che, come il primo, sono in armatura, portano un elmo che richiama quello di epoca classica e portano le lance. In un’iconografia simile al Bacio, sono ritratti di profilo come Giuda, con il naso e il mento pronunciati. La scena successiva è quella della Crocifissione, con Cristo crocifisso al centro, di dimensioni maggiori rispetto alle altre figure, a dividere le persone in due gruppi. Nella raffigurazione domina il contrasto tra la sua figura composta e la Vergine che si accartoccia quasi su sé stessa dal dolore, sostenuta da due sue amiche, mentre Giovanni, sconvolto, volta le spalle alla Croce, in un gesto che viene sviluppato in epoca tarda nell’arte bizantina. L’ultimo pannello rappresenta la Sepoltura, con Cristo morto al centro con il capo sostenuto dalla Madre, affiancata dalle sue due amiche a sinistra, mentre a destra, Giovanni avvicina la mano di Gesù al suo volto e, ai piedi, dovrebbe essere Giuseppe d’Arimatea, come secondo la tradizione tramandata dalle Sacre Scritture. Questo ciclo continua nella lunetta della rientranza a nord, che presenta le tre Marie presso il Santo Sepolcro vuoto, in pose scomposte per lo stupore, a fianco di un angelo seduto sulle rocce in abiti da lutto, di fronte al sarcofago.

La scena successiva rappresenta l’Anastasis, la discesa di Cristo nell’Ade, che mostra Gesù in piedi di fronte alla porta dell’inferno con cardini e serrature sparsi, mentre piegato libera Adamo. Con il progenitore, ci sono anche Eva e il loro figlio Abele, che curiosamente, ma non si sa perché, viene scambiato per Caino. Sopra, nell’arcone, troviamo otto martiri, all’interno di medaglioni: Stefano, Vincenzo, Victor, Menas, Eustachio, Aussenzio, Eugenio, Mandario e al centro dell’arco il monogramma X su un segno a forma di croce. Proseguiamo incontrando a sinistra della porta nord S. Nicola e sulla destra S. Teodoro Stratelate (il Generale, Condottiero) e S. Teodoro Tirone (soldato), vestiti in maniera inconsueta con una lunga tunica, tipica dell’abbigliamento occidentale, influenzata dall’arte dei Crociati al posto della tunica corta tipicamente greca. A sinistra della porta sud troviamo, invece, la Vergine seduta su un sontuoso trono, con il Bambino in grembo e affiancata da due arcangeli, mentre a destra è dipinto S. Giorgio in piedi. Proseguendo verso il centro della chiesa in direzione del bema, è affrescata una Deesis, con Giovanni Battista e Maria da un lato che intercede per i fedeli presso il figlio, dipinto dalla parte opposta. Nel registro inferiore vi sono S. Anna in corrispondenza della Vergine e Gioacchino sotto a Cristo. Nei pilastri sono raffigurati S. Pietro e S. Paolo uno di fronte all’altro e sotto, all’interno di medaglioni, i martiri Memnone e Trifone. A fianco di S. Pietro troviamo S. Eustachio, che indossa il chitone (grande e lungo telo che avvolge il corpo ed è stretto in vita da una cintura) e la clamide (mantello corto e leggero) e nel pannello superiore il giovane martire Chirico, mentre in corrispondenza di S. Paolo vi è la madre del martire, S. Giulietta.

Lunetta con il Giudizio Universale

Lasciando la navata ed entrando nel nartece, aggiunto proprio in quest’epoca, troviamo un grande Giudizio Universale nella parte superiore e nel registro inferiore una gran quantità di santi e donatori. Quasi tutti gli affreschi di questa zona risalgono al 1332-3 o, come dicevano i bizantini, al 6841 (per la data vedi l’articolo precedente), come riportato dall’iscrizione nella lunetta sopra la porta. Per comprendere il Giudizio che copre quasi l’intero nartece, fermiamoci al centro della stanza e alziamo lo sguardo verso la cupola. Come in tutte le chiese bizantine, nel punto più alto della chiesa, cioè al centro della cupola, vi è il Cristo Pantocratore all’interno di un medaglione circolare, con la mano destra alzata in segno benedicente e con la sinistra a reggere le Sacre Scritture, vestito con una tunica azzurra e un mantello rosso. Nell’anello che lo circonda vi sono gli angeli con al centro la Vergine, abbigliata come il figlio e nei pennacchi triangolari che raccordano la cupola al resto della struttura, troviamo gli Apostoli a gruppi di tre, che simboleggiano le 12 tribù d’Israele. Nell’arco nord è raffigurato il Coro di Santi, di cui fanno parte profeti, prelati, martiri e santi, mentre nell’arco sud troviamo i peccatori all’inferno, divisi in base ai loro peccati, mentre subiscono diverse pene: vediamo i monaci infedeli; i pedofili; gli usurai e i falsificatori; le monache infedeli; i ladri e i pettegoli; i voltafaccia e i disonesti, tutti dipinti nudi tra le fiamme, sia uomini che donne, con i corpi straziati e torturati da dei serpenti, seguiti nella parete vicina da altri gruppi di peccatori rannicchiati.

Nell’arco a ovest della porta, l’affresco continua con due angeli che arrotolano il Paradiso a forma di rotolo mentre un terzo suona la tromba del Giudizio Finale. Sulla destra vediamo le bilance della Giustizia appese aicieli e controllati dall’Arcangelo Michele, mentre due diavoli stanno cercando di falsificare i pesi sui piatti a loro favore. Nella lunetta sopra la porta, la scena prosegue con la raffigurazione al centro del Trono vuoto con una croce e un libro, simbolo dell’Etimasìa, cioè la seconda venuta di Cristo durante il giorno del Giudizio. Sulla sinistra ci sono Adamo ed Eva inginocchiati in direzione del Trono e sotto un angelo suona la tromba. Dalla parte opposta, un fiume di fiamme che parte dal Trono giunge sino all’Inferno sulla destra, impersonificato dall’essere alato sottostante che cavalca un mostro squamato. L’affresco del Giudizio termina nella semi-cupola a nord con le personificazioni della Terra, sopra un leone, e del Mare, su una creatura marina, mentre nel registro inferiore, vi è S. Pietro, con le chiavi del Paradiso, conduce i Giusti nel regno dei cieli, dove sono presenti il Buon Ladrone e Maria tra Abramo, Isacco e Giacobbe, che tengono le anime dei Giusti, tra le mani, avvolte nel mantello.

Cupola con il Cristo Pantocratore, Angeli e la Vergine Maria

In un’altra lunetta sotto alla cupola, troviamo la Madre di Dio Blachernitissa (uno dei più frequenti tipi di rappresentazione della Vergine, in posizione dell’Orante, cioè con le braccia alzate, e il Bambino racchiuso in un medaglione posto sul ventre. Prende il nome dalla chiesa delle Blacherne di Costantinopoli dedicata proprio a Maria, in cui era contenuto questo tipo di icona), sempre abbigliata con una veste blu e un manto rosso, alla quale viene dato l’appellativo di Phorbiotissa, da cui la titolatura della Chiesa. L’immagine è circondata da una grande iscrizione in caratteri greci maiuscoli e a sinistra troviamo il donatore, il prete-monaco Barnaba, mentre sulla destra un’inusuale scena di caccia al muflone, con due esemplari su un paesaggio collinare e due segugi in primo piano, legati a un palo. Questo tipo di rappresentazione non è molto comune nelle chiese bizantine, ma la caccia era praticata dalle classi più facoltose della società durante il periodo paleologo, probabilmente introdotto durante le Crociate. Nell’arcone che circonda la lunetta, son dipinti i due profeti Zaccaria e Isaia e sotto di loro due monaci in posizione supplice. L’ultimo affresco importante nel nartece è quello che raffigura S. Giorgio nell’abside sud, insieme a S. Anastasia e alla Vergine. Il santo è dipinto in groppa al suo cavallo bianco e tiene nella mano destra la lancia e nella sinistra lo scudo. Indossa una veste dorata, che reca tracce di foglia d’oro e un lungo mantello rosso che svolazza alle sue spalle sullo sfondo blu cobalto. La sua corta tunica, con la manica che termina a livello del gomito, ha fatto pensare che l’artista si sia ispirato ad un’icona per la realizzazione dell’affresco. S. Giorgio ha il volto rivolto verso lo spettatore, con un diadema ingioiellato che gli cinge il capo ed è accompagnato da un’iscrizione che ci dà informazioni sul donatore.

Concludiamo questo viaggio alla scoperta della chiesa della Phorbia, con i due affreschi che raffigurano, a destra di S. Giorgio, S. Anastasia, in piedi, che tiene in mano una croce e un’ampolla contenente una medicina, in quanto è la Santa che cura dall’avvelenamento. A fianco alla santa troviamo la donatrice, di cui è riportato il nome, Anastasia Saramalina, rappresentata inginocchiata e di dimensioni inferiori secondo la tradizione bizantina, con il capo velato alla moda occidentale. A sinistra di S. Giorgio, c’è la Vergine in trono col Bambino affiancata da tre donatori per parte, inginocchiati in adorazione. È un dipinto che mostra l’incrocio tra la tradizione bizantina e quella latina portata dai Crociati. Questo si nota nello stile iconografico della Vergine e della parte finale del suo mantello svolazzante, che sono elementi tipici occidentali. Inoltre, tale influenza è presente anche nell’abito rosso della donatrice sulla sinistra, con lo scollo a V, tipico della moda latina, che venne introdotta a Cipro nel XIV secolo, mentre un uomo sulla destra, indossa una corta tunica rossa e delle calze, sempre abiti appartenenti alla tradizione occidentale.

Cipro custodisce, oltre alla Chiesa della Phorbia, molti altri tesori di epoca bizantina (sui quali torneremo prossimamente), post-bizantina e di epoca antica, sia nella parte greca sia in quella turca.

Per chi volesse vedere questa chiesa, ricordo che si trova nei pressi di Nikitari, nel distretto di Nicosia, a Cipro, ed è aperta dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 16.00 e fino alle 17.00 in inverno, mentre la domenica e festivi dalle 10.00 alle 16.00.

Deborah Scarpato

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