La moda ai tempi di Dante – parte I

Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio con la guarnacca

Dalla sua origine, l’abito ha sempre accompagnato l’umanità, sia per necessità, cioè coprirsi e proteggersi dal freddo sia, in epoche più tarde, per distinguersi gli uni dagli altri, quando le società si fecero più complesse e articolate.
Si usavano abiti in materiali considerati di pregio rispetto ad altri, per indicare il proprio status di sovrano, di politico, di importante funzionario, di nobile, di ecclesiastico ed essere così diversificato dal resto del popolo.
Nei secoli, a seconda del luogo e della cultura, si susseguirono migliaia di mode e di abiti, a velocità diverse, tant’è che alcune furono più importanti di altre da influenzare i costumi di un’intera epoca (capitava in genere nelle corti più grandi e potenti, dove nascevano stili nuovi che altri Stati presto adottavano).
Ma entriamo nello specifico di un’epoca molto importante per noi italiani per quanto riguarda la lingua: il Medioevo di Dante. Un omaggio al suo tempo attraverso gli abiti e la moda, in occasione dei settecento anni dalla sua morte.
Alla fine del XIII secolo vi fu un notevole sviluppo economico. Aveva le sue radici nella rinascita dopo l’anno mille e stava portando alla nascita della classe borghese. Un particolare settore fiorì molto: quello tessile e del commercio dei tessuti sia in Europa che in Asia. Le tecniche della filatura raggiunsero un notevole livello e arrivarono nuove tinture dall’Oriente, che portarono alla nascita di nuove mode e costumi che conquistarono il pubblico dell’epoca, naturalmente le classi più abbienti. Questa ondata di novità coinvolse le donne nobili e quelle appartenenti ai nuovi ceti arricchitisi grazie a questi secoli di fiorente sviluppo ma… ne vennero attratti anche i maschi.
E proprio della moda maschile ci occuperemo in questo articolo, perché anche loro amarono sfoggiare i nuovi abiti come vezzo e modo di “gareggiare a colpi di stoffa” con gli altri.
Per noi che guardiamo con “occhio moderno”, questi costumi ci appaiono stranissimi, curiosi e a tratti bizzarri, che suscitano un sorriso d’ilarità per i colori e gli accessori, che ci sembrano quasi impossibili da indossare. Per comprendere meglio quello che intendo, addentriamoci in quel periodo e analizziamo i vari elementi del costume che caratterizzano i secoli in cui visse Dante.
Cosa indossava il sommo poeta, insomma?
La sua caratteristica veste rossa (colore dell’Ordine dei Medici e degli Speziali, una delle 7 Corporazioni delle cosiddette Arti Maggiori della Firenze Medievale) prende il nome di guarnacca o guarnaccia, un abito che ha sostituito il mantello dalla seconda metà del XIII secolo. Era di solito in lana pesante, per i più abbienti bordato di pelliccia e presentava un cappuccio, era lungo fino al polpaccio o alla caviglia; portato senza cintura e le braccia erano infilate nelle maniche oppure in aperture sotto le ascelle.
Sulla testa s’indossava il lucco, la tipica mantellina fiorentina con un cappuccio lungo a punta, portato di lato (abito con cui vengono ritratti anche Petrarca e Boccaccio).
Al di sotto della guarnacca c’era la gonnella, che era un tipico abbigliamento maschile, che vestiva dal collo alle caviglie e stretto in vita da una cintura, chiamata anche guarnacca senza maniche che presentava un taglio dal cavallo fino all’orlo ed era spesso in seta. L’ultima veste, quella a contatto con la pelle, era una “chemise” di lino a tinta unita.
Le calzature indossate erano degli stivaletti o morbide scarpe in cuoio, che i ceti più ricchi si facevano realizzare in seta, riccamente ornati e ricamati e con l’aggiunta di pietre preziose.

Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio con la guarnacca

Non vestivano però tutti come il nostro Dante. L’altra parte della popolazione, appartenente ai più abbienti, vestivano in modo molto più “stravagante”. Come detto all’inizio, lo sviluppo della tessitura portò notevoli cambiamenti e anche fra gli uomini si diffuse il gusto per il colore e l’uso delle “vesti divisate”, ripartite verticalmente e simmetriche nelle tinte, braghe comprese. Si fece sempre più uso di abiti aderentissimi e sopra al ginocchio che portarono all’utilizzo di calze che erano legate con lacci al farsetto sotto la veste.
Ma partiamo dalla testa. Gli uomini e le donne del periodo (mi riferisco sempre alle persone agiate e nobili), portavano molti copricapi e anche il cappello divenne un oggetto di status symbol come il resto dell’abbigliamento. Ce n’era per tutti i gusti: dai turbanti, ai coni, dai cilindri a tesa larga, a cuffia, il cappuccio, berretti di pelle e tessuti vari, ma il più diffuso fu il mazzocchio, un cappello con il lembo appuntito che scendeva sulle spalle (di cui la versione fiorentina era il lucco).
Il mazzocchio deriva da un copricapo diffusosi all’inizio del XIII secolo, chiamato capperone o “chaperon”, perché nacque in Francia dove era usato dai contadini per proteggersi dal freddo e la prima testimonianza ci viene da un manoscritto di tecniche agronomiche e coltivazioni dei giardini di Pietro de’ Crescenzi.
Questo ricorda anche l’almuzia, una mantella con cappuccio indossata dal clero. Nel ‘300 venne usato anche dai ricchi, nella versione sempre a mantellina, ma con una punta molto più lunga “liriripe” o “lauda”, cucita all’estremità con una sola apertura per la testa oppure abbottonata sotto il mento. Ebbe molto successo i quanto i primi nobili ad indossarla furono i conti della Franca Contea nella Francia orientale e da lì tutti ne seguirono la moda.

Modello di mazzocchio

Modello di capperone

[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

In questo periodo fecero la loro comparsa anche il farsetto e il giustacuore. Il farsetto fu un vero elemento di vasto, anche se portato sotto la veste, era corto ed imbottito e chiuso davanti con i bottoni e poteva esser imbottito per allargare le spalle e il torace, stretto in vita da una cintura e da borchie metalliche e per chi se lo poteva permettere, bordato di pelliccia (deriva dal pourpoint, che era la

camicia imbottita che i cavalieri indossavano sotto l’armatura e divenne un must del tardo medioevo e

Rinascimento).

Il giustacuore era indossato al posto della tunica, aveva lunghezza variabile e scollato fino alla vita, presentava un largo risvolto in tessuto diverso che era trattenuto da un cordoncino che passava negli occhielli.

 

Be the first to comment on "La moda ai tempi di Dante – parte I"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*