Vittorio Sgarbi con il direttore del Quotidiano dell’Arte Giorgio Gregorio Grasso
Le elezioni politiche hanno determinato nel Paese una svolta importante. Per la prima volta negli ultimi 12 anni andrà a governare una coalizione scelta dal popolo e non un presidente e ministri calati dall’alto.
Finalmente le regole della democrazia politica vengono rispettate.
La volontà di Giorgia Meloni è quella di costituire un governo dei migliori, in grado di affrontare le difficili sfide che gli italiani si troveranno davanti nei prossimi mesi.
L’idea di mettere al governo politici competenti e qualche tecnico nell’esecutivo rispecchia la volontà di affrontare con serietà la crisi che stiamo affrontando.
Per ciò che concerne il ministero della cultura, nessuno più di Vittorio Sgarbi ha la competenza, la preparazione e la passione adeguata per dirigere in qualità di Ministro questo fondamentale dicastero. Non solo per la ineguagliabile preparazione culturale, ma anche per le battaglie a favore della valorizzazione del patrimonio artistico che da sempre lo vedono protagonista in tutte le città italiane.
Ma la ragione più importante è la diversa concezione che Vittorio Sgarbi ha sul tema dell’arte contemporanea. Con la sinistra, l’arte visiva ha avuto un chiaro predominio del concettuale sull’estetica dell’arte. Franceschini ha ancor più valorizzato un’idea di arte volta alla valorizzazione del mero concetto prescindendo in modo assoluto dalla bellezza e dalle emozioni estetiche che l’arte dovrebbe rappresentare.
Occorre arrivare ad un radicale cambiamento. In Italia solo Vittorio Sgarbi è in grado di realizzare tutto ciò.
L’editoriale
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