Daniela Mezzadri

BIOGRAFIA

Sono nata a Parma il 16 gennaio 1954. Risiedo dal 1969 nel Comune di Torrile (PR).

Dipingere è ed è sempre stata la mia grande passione.

Per esprimere il mio linguaggio artistico, con cui rivelo le mie emozioni più intime e spontanee, utilizzo vari materiali, ed applico varie tecniche. Dipingo ascoltando musica, sola e assorta nel mio intento, isolandomi da tutto ciò che mi circonda.

Questo per me è un “tempo magico” quello per cui niente altro è prioritario se non la realizzazione di ciò che si sta materializzando sotto i miei occhi.

Ogni volta provo un’emozione nuova… sono io, e mi ritrovo in una costante ricerca informale post moderna. Utilizzo questo gesto primario di comunicazione come mezzo istintivo, sostenuta da un appassionato uso del colore: è così che esprimo la complessità di pensiero e comunicazione utilizzando diversi segni “pittografici” come veloci fotogrammi di sintesi. Sperimento forme e colori senza sosta. Lasciando andare il cuore. Libero.

Sono certa che è la forza del colore che mi dona quest’energia e la realizzazione arriva aggiungendo creatività a creatività.

Il segno è un veicolo per le passioni. Nell’arte c’è uno spazio magico dove una luce, spesso imprevista, illumina dall’interno e i gesti sono in sintonia con i respiri. Tutto scorre e si forma in movimento.

Ho frequentato “maestri d’arte”–corsi teorici e pratici di conoscenza per l’approfondimento della teoria delle varie tecniche applicate e del colore, ma il rapporto di scambio con gli artisti è una cosa fondamentale per meglio coniugare la ricerca formale con quella linguistica e concettuale. L’obiettivo di fondo è accrescere la mia creatività e formazione artistica.

  Con l’esperienza acquisita nel tempo, comprendo che non c’è un manuale di traduzione dell’immagine in parola, ma molti e vari sono i punti di vista che via via si possono acquisire per accrescere e sviluppare il proprio talento.

CRITICHE

“I vortici di colore e segno spingono l’osservazione verso l’interno stesso delle sue ragioni ultime, nel punto d’origine della ricerca sulla nascita, sul primo respiro.  Questo respiro è all’inizio, è il primo passaggio della vita, il primo purissimo caos.  Daniela Mezzadri rappresenta con grande sensibilità l’istante della vita” – Silvia Petronici

“… note catturate da immaginari pentagrammi dei suoi stati emozionali, per farne macchie di colore e luce sui supporti, divenendo racconti, denunce e suggerimenti per chi ha la capacità di leggere la grammatica del colore. …” – Pasquale Di Matteo

“Daniela Mezzadri è una pittrice di mezza età,  che sogna ad occhi aperti e ti manda messaggi inquietanti. La sua è una intensa, non esteriore ed esibita, ricchezza di ricerche naturali e formali,  fedele a certi programmi interiori. Le sue opere sono fonti, coscienti, fresche e durature, della sua poesia informale, che ci concede bramosità di realtà, dai quali, il nostro animo costruisce ed intesse infiniti mondi. La sua pittura lineare o vorticosa, a fasce, a strisce, di vari materiali, condotti sulla tela ed accarezzati da fulgide cromie. Il suo è un esercizio di stile che fa approdare l’artista a morfologie, a variazioni di forme che  danno vigore all’insieme, attraverso un respiro plastico. Si apprezzano, in queste opere, passaggi plurimi, da toni descrittivi ad intimismi, alla affettuosa armonia dell’attrice, alla sua interiorità, al grande tema del primo istante della vita umana. Anche un apparente miscuglio di linguaggi si autodefiniscono sulla tela, in una sincerità di sentimenti, che l’avvicinano, quasi a velarne la sua deriva a certi maestri, (vedi ad esempio Domenico Cantatore, nei suoi cieli serali sulla collina, o ad i suoi alberi). La sua ragione poetica, nasce dalla contemplazione della propria esperienza intimistica, di tipo ancestrale, arricchita da una dolce sincerità di sentimenti profondi del suo Io. La sua pittura è ricca di luce, di segni, di una mitica antichità di  ricerca informale, astratta, del suo intimismo. La sua è una lezione di ricerca di raggiungimento di valori interiori, con umiltà e tensione, nel tentativo di rivelarsi accanto al grande libro della pittura di ogni tempo e luogo, ed  è anche la metafora del suo strumento tradizionale del dipingere. Daniela scrive sulla tela un paesaggio artificioso, pensato, tratteggiato, ricreato, sempre attenta ai fenomeni della percezione ed alla analisi della visione. L’artista sembra voglia dire di aver chiarito al suo interno un orizzonte poetico assai indefinito, che ha assunto il carattere ed il significato irrinunciabile della inevitabilità. Essa, come suddetto, consente di manifestare un mondo interiore, che non dà conto di sé, ma risponde a regole interne a se stessa, ed autogiustificano l’apparizione di certi cerchi circonferenziali, rivolgendosi soprattutto al suo interno più nascosto e segreto, in un’ansiosa interrogazione, forse senza risposte. Dirige il suo passo verso forme nuove impreviste, di cui ella stessa, probabilmente, non conosce l’approdo. Appare chiaro che manifesta il suo nuovo pensiero, dove accade che la profondità sale in superficie e la superficie scende in profondità. Le sue convinzioni diventano le protagoniste delle sue opere, che stimolano una curiosità e nuove esperienza. Conversando con lei, si sente che ama un discorso che si esaurisce nell’opera che continua nella sua vita pratica, per la sua ricca varietà di modi di essere. Alla pittrice interessa l’anima delle cose, il paludamento professionale. In ogni sua opera vi è una fisicità nata  al suo nascere, ed è l’approdo che si rinnova continuamente. Nelle stesse non ci sono icone, ma l’emblema dei toni di colore, di luce, che ne mettono a nudo i segreti, le idee, contornando col suo abbraccio aggressivo i fantasmi delle cose ridotte in cenere. E’ una pittura di pura concettualità ed è il confine tra l’invisibile del pensiero e le sue apparenze allegoriche, e tutto ciò ci dice che quest’arte è ricca di tanti significati. Daniela ha sempre un lavoro in corsa, fatto con gioia e con ansia, un sincero diario delle opere ed i giorni di una donna, che vive la pittura attraverso il segno, la materia e soprattutto il colore.” – Francesco Martani

La Redazione

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