LA LAGUNA DI VENEZIA
La laguna di Venezia è un patrimonio storico-naturalistico, ma anche umano, di assoluto valore. Essa è un gruppo di isole e isolotti abbandonati, un mondo languido, placido, immobile, un mondo del silenzio dei colori, delle diverse specie di uccelli e pesci che permettono che il sistema si regga in equilibrio.La laguna nord è quella più antropizzata, vi si trovano le isole dove sorsero i primi insediamenti, a sud invece è più aperta. Gli abitanti di Altino, una città a nord di Mestre, in fuga, nel 452 d.C. dagli Unni di Attila si rifugiarono su un’isola che avevano avvistato dall’alto di un campanile e fondarono Nuova Altino, la futura Torcello, gli Unni che li inseguivano rimasero intrappolati nel fango delle barene. E così tutte le altre popolazioni della terraferma per trovare riparo dalle invasioni dei Barbari prima, dei Bizantini e dei Longobardi poi, si trasferirono in Laguna e diedero inizio alla straordinaria civiltà di Venezia.
Morfologia del territorio lagunare e il suo ecosistema
La laguna di Venezia si estende per più di 50 chilometri nell’area dell’Alto Mar Adriatico, è la più estesa zona umida d’Italia ed ha circa 6000 anni; la sua nascita risale alla quarta ed ultima glaciazione.
La sagoma del bacino rammenta quella di uno spicchio di arancia con una curvatura rivolta verso nord-ovest, è situata tra le foci del fiume Sile a nord-est e quella del Brenta a sud-ovest, ad est è delimitata dai cordoni litoranei di Cavallino, Lido, Pellestrina e Sottomarina, mentre ad ovest confina con la terraferma.
La profondità delle acque in alcuni punti arriva a toccare la decina di metri e i canali vengono utilizzati per la navigazione di piccole e medie imbarcazioni che grazie alla sua posizione, presenta una confluenza di acque sia dolci che salmastre, grazie a questo ne è derivato un ecosistema con specchi d’acqua a diverso grado di salinità, che condiziona la presenza delle diverse specie animali e vegetali, affioramenti temporanei di terreno, barene e velme, differenti microclimi. L’intera superficie è pari a 549 chilometri, il 78% circa della superficie è caratterizzata da estesi specchi d’acqua, percorsi da una fitta rete di canali di profondità variabile. Essa costituisce un ecosistema unico, in particolare per le sue acque che rispetto quelle del mare sono più dolci, meno ossigenate, più cariche di sostanze nutrienti, più soggette ad escursioni termiche.
La laguna è un luogo umido costiero che comunica con il mare attraverso varchi, o bocche di porto, in modo tale che il movimento dell’acqua all’interno sia governato dalla marea ed è un ambiente di transizione tra terra e acqua, in stato di perenne instabilità. Le variazioni dei livelli massimi e minimi di marea sono determinate da fattori astronomici e metereologici: la bassa pressione, i venti di scirocco e di bora contribuiscono ad accentuare il fenomeno dell’alta marea, gonfiando l’alto adriatico; nel caso opposto, cioè in situazione di alta pressione e venti da nord-ovest, il livello dell’acqua in laguna può ridursi a tal punto che i rivi di Venezia rimangono in secca. La morfologia lagunare dipende così dal rapporto che viene ad instaurarsi tra apporti di materiali solidi dal mare o dai fiumi e l’azione erosiva delle onde e delle maree
Flora e fauna della laguna di Venezia
Fauna: La fauna della laguna è molto ricca e varia, nell’ambito degli invertebrati troviamo il Granchio comune, il Mitilo o Cozza, Pigna di mare (spugna), mentre nell’ambito dei vertebrati c’è l’Anguilla, Aguglia, Orata, Cefalo, Sarago, Occhiata, Spigola, Ramarro, Orbettino, Testuggine di palustre, Bisce d’acqua, Rospo smeraldino, Rana rossa, Lontra, Arvicola, Nutria, Faina, Tasso, Riccio, Branzino, Acciughe, Roditori, Lucertole.
L’habitat di alcuni uccelli è ricoperto di canneti, offrendogli così un’ottima riparazione e un luogo sicuro dove poter deporre le proprie uova. Tra le numerose specie di uccelli, troviamo il Cormorano, l’Airone Rosso, il Falco di Palude, il Germano Reale, il Cavaliere d’Italia, la Garzetta, il Beccapesci, la Volpoca, il Gabbiano Reale, l’Avocetta.
Flora: La vegetazione costituisce la componente principale dell’ecosistema lagunare ed è formata da piante emerse, quelle sommerse e da quelle che vivono liberamente galleggianti nell’acqua. Nei fondali si trovano la Lattuga di mare, l’Alga rossa e l’Alga bruna.
Le zone generalmente inospitali per la maggior parte delle piante, ma che costituiscono un habitat ideale per le piante Aloide, (piante che hanno bisogno di suoli salati) sono le barene in cui si trovano le piante: Spartineto, Limonio Veneto, Gramignone marittimo, Salicornia, Obione, Sarcocornia. Ci sono però barene diverse le une dalle altre, in quelle sottoposte all’influenza di acque dolci crescono giunchi e canneti. Nell’ ambiante costiero, sono stati piantati vari alberi per migliorare l’aspetto paesaggistico e naturalistico, ad esempio: Tanarice, Leccio, Robina. Nelle paludi, ricordiamo: Cannuccia di Palude, Canna Comune, Rovo. Le barene sono terreni piatti e consistenti che si trovano in laguna, quasi sempre fuori dall’acqua, ma sommerse durante l’alta marea. Sono ricoperte da un fitto anto di cespugli volgarmente detto baro, da cui deriva appunto il nome di barena.
Processi di Trasformazione nella Laguna
La morfologia della Laguna di Venezia è il risultato di vari processi, sia continentali che marini, che con diversa intensità e in modo diacronico hanno creato questo tipico ambiente. È una forma geologicamente recente essendo stata condizionata dall‘innalzamento del livello marino che nell’ultimo massimo glaciale (intorno a 18.000 anni fa) era circa 100 mt. più basso dell’attuale. La prevaricazione marina ha portato alla sommersione della pianura fluviale precedente le cui forme sono state conservate, variamente elaborate o sepolte da nuovi sedimenti. Inoltre la stessa dinamica lagunare ha portato all’elaborazione delle forme proprie i questo ambiente determinate dall’interferenza degli apporti fluviali, dei processi litorali, della subsidenza e, negli ultimi secoli, dall’intervento antropico.
Le principali forme che caratterizzano la laguna
– Lidi e frecce litoranee: sottili strisce di sedimenti emersi che limitano lo specchio lagunare verso mare;
– Cordoni litoranei, elevati e complessi, con presenza di dune conservate in alcune località (Alberoni, Ca’ Roman, Cavallino, …);
– Le bocche di porto, attraverso le quali avviene lo scambio dell’acqua tra il mare e la laguna, mentre in passato era in numero maggiore;
– Canali lagunari: a ogni bocca di porto fa capo una complessa rete di canali lagunari sommersi.
SISTEMA URBANO
L’acqua dà forma alla città, ne determina gli elementi tipici e ne condiziona l’economia. La città difende, manovra e usa la laguna, nei secoli si arricchiscono le conoscenze, si modificano le tecnologie, si trasforma l’economia, ma questo legame non si scioglie. Tra di loro, come dire, collaborano, ma l’una deve difendersi dall’altra e viceversa con la coscienza di un destino comune.
Degrado edilizio
Il carico inquinante dei centri storici della laguna, che scaricano direttamente in acqua, rappresenta una componente non trascurabile del carico di origine civile dell’intero bacino, considerando in questa voce anche le presenze turistiche. La scarsa manutenzione dei pozzetti di scarico degli edifici e la trasformazione delle caratteristiche dei reflui (basti pensare all’uso dei detersivi) hanno reso necessarie formo di intervento attualmente in corso.
Fenomeni di crisi
Non solo nell’ambiente lagunare, ma anche nella città, si manifestano fenomeni negativi che ne condizionano l’evoluzione. Anche questi fenomeni sono stati raggruppati in fenomeni di crisi gli elementi di crisi ambientali e quelli economico-sociali sono legati tra di loro da relazioni circolari. Agli elementi di crisi economico-sociali corrispondono interventi correttivi, elementi di crisi e interventi vanno letti, quindi, in modo tra di loro correlato.
Porto Marghera
Tra il 1950 e il 1970, senza controlli legislativi precisi e con uno sviluppo industriale accelerato, gli impianti di Porto Marghera (stabilimenti siderurgici, chimici, e raffinerie petrolifere) smaltivano parte dei residui delle lavorazioni direttamente in laguna, solo parte in discariche, dove a volte venivano stoccati i residui solidi urbani.
La situazione è migliorata verso gli anni ’80, con la costruzione di impianti di depurazione ove viene ormai inviato l’80% degli scarichi industriali di Marghera e Mestre. Permane, però, forte l’effetto di rilasci d’inquinanti di origine industriale, conseguenti alla nuova sospensione dei sedimenti dovuta all’erosione e alle correnti.
DEGRADO DELLA MORFOLOGIA AMBIENTALE
La laguna sta costantemente e progressivamente cedendo al mare, un processo parallelo di erosione e di abbassamento del suolo la sta trasformando da ambiente con una propria fisionomia, ad un ambiente sempre più marino, con gravi conseguenze per la sopravvivenza dell’ecosistema lagunare e per la stabilità delle strutture che gli uomini hanno costruito nei secoli; per contrastarlo si sono messe a punto nuove strategie e tecnologie d’intervento (più tardi prenderemo ad esempio il Mo.S.E.).
Inquinamento
Avvelenare la laguna significa uccidere le forme di vita delle sue acque, aggredire la salute dei suoi abitanti, mettere in pericolo l’equilibrio o dell’ecosistema, deturpare il suo paesaggio. La situazione qualitativa dell’ambiente lagunare non dipende tanto da fattori naturali, quanto e soprattutto dall’azione dell’uomo. In totale il 33% dell’inquinamento della laguna è dovuto a fonti agricole e zootecniche. Il 47% a fonti industriali, civili ed urbane.
Moto ondoso
Il moto ondoso volge un’azione continua di erosione sulle strutture architettoniche ed è fonte d’indebolimento delle strutture fisiche della laguna. Il progressivo indebolimento dei bordi delle barene e delle rive provoca, a lungo andare, l’erosione. Conseguenze negative sull’ambiente lagunare vengono anche dall’intorbidimento dell’acqua. Infatti la mancanza di luce rende i fondali invivibili per molte specie e animali vegetali.
In laguna il moto ondoso dovuto al vento o alla navigazione a motore, s’infrange sulle barene e sulle isole aggredendone i bordi. L’azione delle onde, infine, solleva sabbia dai fondali e rende torbida l’acqua.
IL Mo.S.E.
Il Mo.S.E. (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) è un sistema integrato di opere di difesa costituito da paratoie mobili a scomparsa in grado di isolare la laguna di Venezia dal Mar Adriatico durante gli eventi di alta marea superiori a 110 cm e fino ad un massimo di 3 mt. E’ stato elaborato un sistema integrato di opere che prevede dighe mobili, schiere di paratoie da realizzare alle tre bocche di porto, in grado di isolare la laguna dal mare durante gli eventi di alta marea superiori a una quota concordata, integrano l’opera le scogliere all’esterno delle bocche di porto, atte ad attenuare i livelli delle maree più frequenti e il rialzo delle rive e delle pavimentazioni, almeno fino a +110 cm., nelle aree più basse degli abitati lagunari. Questo intervento è un sistema di difesa estremamente funzionale che consente di ridurre le chiusure a 3/5 volte l’anno con l’attuale livello di marea. In questo modo vengono garantiti la qualità delle acque, la tutela della morfologia e del paesaggio, il mantenimento dell’attività portuale. Con questo sistema si è in grado di isolare, temporaneamente, la laguna dal mare e di bloccare il flusso della marea. Le bocche restano chiuse per la sola durata dell’acqua alta e per i tempi di manovra delle paratoie (in media, 4,5 ore complessivamente). Il Mose è in grado di proteggere la laguna e le sue città da maree fino a 3 m.
Sistema Mose e innalzamento del livello del mare
In futuro il fenomeno delle acque alte potrebbe aggravarsi per il previsto aumento del livello del mare come effetto dei cambiamenti climatici. Rispetto a questo problema, il Mose (insieme al rinforzo del cordone litoraneo) è stato progettato, con un criterio precauzionale, per fronteggiare fino a 60 cm in più in previsione di un innalzamento del mare nei prossimi 100 anni. Grazie alla flessibilità di gestione, il Mose può far fronte a un aumento delle acque alte in modi diversi in base alle caratteristiche e all’entità dell’evento di marea.
Le strategie di difesa possono prevedere sia la chiusura contemporanea di tutte e tre le bocche di porto, in caso di evento eccezionale, sia, in alternativa e a seconda dei venti, della pressione e dell’entità di marea prevista, anche la chiusura differenziata delle bocche di porto o, ancora, chiusure solo parziali di ciascuna bocca, essendo le paratoie indipendenti l’una dall’altra.
SALVAGUARDIA DI VENEZIA
Lo Stato riconosce la Salvaguardia di Venezia e della sua laguna. Si garantisce la salvaguardia dell’ambiente paesistico, storico, archeologico e artistico della città di Venezia e della sua laguna, tutela l’equilibrio idraulico, preserva l’ambiente dall’inquinamento atmosferico e delle acque e assicura la vitalità socio economica.
Al perseguimento di tali finalità, concorrono nell’ambito delle proprie competenze: lo Stato, la Regione e i Comuni.
TRA LE ISOLE DI VENEZIA
Murano, Sant’Erasmo, San Francesco del Deserto, Burano, Mazzorbo e Torcello.
Un’escursione alla scoperta di alcune isole famose della Laguna: Murano, Sant’Erasmo, San Francesco del Deserto, Burano, Mazzorbo e Torcello. Un itinerario rilassante, lontano dai rumori della città e a contatto con la natura per rivivere la nascita della prima Venezia.
MURANO: l’isola del vetro
è un‘ isola della Laguna Veneta, situata a nord-est di Venezia, lungo il canale dei Marani, la sua ricchezza è il vetro fin dal 1291, a Seguito di gravi incendi, la Repubblica concentra qui la sua fabbricazione, di cui si conservano gelosamente i tramandati segreti della lavorazione tradizionale. È nota quindi per essere l’isola dei vetrai e della lavorazione del vetro, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo che richiama migliaia di curiosi e visitatori ogni anno.
Visitare Murano
-Piazzale de La Colonna con caratteristici negozi e fabbriche di artisti vetrai. Il vaporetto si ferma al molo di Colonna alle Fondamenta dei Vetrai, alcune fornaci sono aperte al pubblico e si può assistere in diretta alla creazione di un oggetto di vetro realizzato da esperti mastri vetrai.
-Museo del vetro di Palazzo Giustinian raccolta di storica tradizione dell’arte della lavorazione del vetro dai tempi più lontani. al cui interno sono preziosi esemplari di coppe, vasi, lampadari e sculture di diverse epoche, tutti realizzati da artigiani. Tra le opere esposte c’è la splendida coppa Barovier, realizzata in vetro soffiato smaltato e decorata con figure allegoriche.
-Chiesa di San Pietro Martire costruita nel 1348, distrutta da un incendio e ricostruita nel 1511, nella quale sono custoditi le tele di Giovanni Bellini, “Assunzione della Vergine e santi” e “Il doge Barbarigo presentato alla Vergine e al Putto” datato 1488 e altre numerose tele minori.
-Basilica dei Santi Maria e Donato uno dei migliori esempi di stile veneto-bizantino, costruita intorno al VIII secolo, al cui interno si può ammirare la Vergine Orante, uno splendido mosaico dorato, raffigurante una Madonna in preghiera. Interessanti le decorazioni esterne dell’abside, a pianta esagonale con finto porticato a nicchie e i mosaici del pavimento, con motivi ornamentali risalenti al XII secolo.
-Palazzo da Mula sede del Comune. Lo stile gotico della sua facciata è mescolato all’influsso
Veneto Bizantino del XII sec.
-Chiesa di Santa Maria degli Angeli fu fondata nel ‘200 ma fu completamente riedificata nel ‘600 accanto al famoso monastero. Al suo interno sono presenti alcuni bei dipinti, tra i quali “Madonna in Gloria e Santi” di Jacopo Palma il Giovane. Nei tempi antichi sia questa chiesa di Murano che il monastero contenevano molte più opere d’arte, alcune di esse furono trasferite nella Chiesa di S. Pietro Martire nel 1813
-Il Faro di Murano è una costruzione cilindrica in marmo d’Istria molto importante nonostante la sua posizione alquanto interna rispetto al mare. Durante l’alto Medioevo, dalla sua sommità venivano accesi dei fuochi; la luce prodotta dal fuoco veniva riflessa mediante un gioco di specchi così secondo una tecnica adottata addirittura dai Romani, veniva illuminata la laguna.
Eventi ed Economia
Oltre che all’attività della pesca e naturalmente a quella del turismo, l’economia dell’isola è legata soprattutto all’antichissima tradizione dell’arte del vetro. Regata di Murano riservata a imbarcazioni a un solo remo che obbliga campioni, donne e giovanissimi ad esprimere tutta la loro abilità. La regata si svolge nelle acque antistanti l’isola per poi penetrare al suo interno.
SANT’ERASMO: l’isola degli orti
Sant’Erasmo è la più vasta delle isole della Laguna nord, si trova al centro i un ideale triangolo formato da Murano, Burano e Punta Sabbioni, è lunga più di 4 km e stretta tra 500 metri e 1 km, un tempo fu un lido estremo della laguna ed era ricoperta da una selva di pini che scomparvero probabilmente inghiottiti dal mare.Fu abitata già dal 792 e venne abbandonata durante le pestilenze fino al 1820 per poi essere ripopolata con una tendenza prevalentemente agricola; l’isola è infatti conosciuta anche come l‘Orto di Venezia. Oggi, dopo l’integrale intervento di restauro realizzato dal Consorzio Venezia Nuova, è in carico all’Istituzione Parco della Laguna che ne gestisce la manutenzione e l’accesso al pubblico.
Visitare Sant’Erasmo
– Chiesa del Cristo Re fu consacrata nel 27 ottobre 1929, costruita in seguito alla demolizione di quella precedente, che risaliva al 1840 ed aveva dimensioni assai più piccole. Lo stile è romanico bizantino, con una singolare e suggestiva facciata e dei porticati affiancati.
-Torre Massimiliana costruita dagli austriaci, tra il 1843 e il 1844 è una fortezza ottocentesca posta sull’isola lagunare di Sant’Erasmo, presso l’estremità che si rivolge al Lido, costruita sotto i Francesi e gli Austriaci su precedenti installazioni difensive. Alta appena due piani, la torre ha una base poligonale di 25 m di diametro ed è circondata da un fossato acqueo. Utilizzata dall’esercito italiano ancora nella 2° guerra mondiale, è rimasta fino alla fine degli anni ’90 in stato di abbandono, ricoperta dalla vegetazione, ed utilizzata come magazzino da parte di un agricoltore. Oggi è stata restaurata ed è di proprietà del comune di Venezia
Coltivazioni tipiche
Si producono verdure: cardi, gli asparagi e il carciofo violetto di grande qualità che ha preso il nome proprio da quest’isola. Si coltivano inoltre alberi da frutto come la pesca bianca, viti, giuggiole dove si preparano marmellate, sciroppi e un particolare il liquore “il brodo di giuggiole”, si coltiva poi il tradizionale pomodoro da consumo fresco “tondo liscio insalataro”, negli ultimi anni sono state introdotte nuove tipologie, come il pomodoro a “grappolo”, detto anche “ciliegina”.
Eventi
Manifestazione dedicata al carciofo, una serie di degustazioni guidate, vendita di prodotti locali nonché alcuni stand enogastronomici aperti al pubblico grazie alla presenza del Comitato festeggiamenti di Sant’Erasmo.
Viene dedicata anche una festa al mosto, poiché si produce una certa quantità di vino, la “Festa del Mosto”.
SAN FRANCESCO DEL DESERTO: l’isola di San Francesco
L’isola di San Francesco del Deserto si trova di fronte a S. Erasmo e a sud di Burano ed è uno dei luoghi dove il tempo sembra essersi fermato. San Francesco del Deserto si chiamava anticamente Isola delle Due Vigne ed era di proprietà del nobile veneziano Jacopo Michiel. Avvolta da cipressi centenari, questo fazzoletto di terra appena quattro ettari, ospitò nel 1220 San Francesco d’Assisi per qualche settimana di ritorno dal suo pellegrinaggio in Terra Santa. Il Santo scelse l’isola per fondarvi un ricovero dove fosse possibile pregare e meditare in pace, lontani dalla mondanità. Da allora San Francesco del Deserto è sempre stata amministrata dall’Ordine dei Francescani, ed eccezione dei primi anni dell’ottocento, durante i quali le truppe napoleoniche si impossessarono di questo luogo sacro. Esse ridussero in quel periodo la chiesetta dove aveva pregato il Santo Patrono d’Italia in un magazzino.
Visitare San Francesco del Deserto
-Convento: con i due chiostri, uno duecentesco e l’altro rinascimentale, Entrambi i chiostri hanno posizionato al centro una bella vera da pozzo che consentiva nei secoli scorsi di usufruire dell’acqua potabile. Qui si possono osservare sulle pareti delle scritte su marmo che descrivono il miracolo del silenzio degli uccelli e l’atto di donazione dell’isola da parte di Jacopo Michiel. All’interno del Convento c’è un giardino, molto curato dai frati, dove ci sono numerosi alberi e piante con fiori. Prima di arrivare all’entrata del Convento lungo la strada si trova la Grande Croce in legno.
Coltivazioni e turismo religioso
I frati coltivano gli orti e vigneti, l’isola è circondata da cipressi e pini marittimi. Recentemente, nell’isola è stata aperta una casa di accoglienza per chi volesse trascorrere qualche giorno di ritiro nel silenzio e nella solitudine, si possono prenotare dei brevi soggiorni contattando direttamente i frati.
BURANO: l’isola del merletto dei pescatori e dei vari colori
Burano sorge nella Laguna Veneta settentrionale, a nord-est di Murano è l’isola più densamente abitata della laguna e il nome “Burano” deriva dalla “Porta Boreana”, il nome di una delle sei porte della città di Altino, chiamata così perché è direzione da cui soffia la Bora. Città natale dei primi abitanti della laguna, in fuga dalle invasioni barbariche. Isola del merletto, ma anche isola di pescatori con le pittoresche casette colorate vivacemente, le quali sono ben visibili dagli stessi quando tornavano dalla pesca, perché l’isola è spesso avvolta dalla nebbia.
Visitare Burano
– Museo del Merletto inaugurato nel 1981 nella storica sede della Scuola dei Merletti.
-Chiesa di S. Martino con la torre del campanile pendente il quale è una caratteristica che identifica Burano; all’interno c’è la tomba del Santo e due meravigliosi dipinti del Tiepolo “la Crocefissione” e il “Miracolo di S. Albano”, che raffigura l’isola come il pittore lo vedeva alla fine del XVII secolo.
-Chiesa è stata più volte restaurata per mettere in sicurezza il posto e spesso dichiarata pericolante, nel 1913 subì anche un incendio.
-Cappella di Santa Barbara posta al fianco della chiesa di San Martino.
-Statua di Baldassarre Galuppi (1706-1785) compositore italiano del ‘700 detto il Buranello.
-Pozzo costruito in pietra istriana.
Eventi ed Economia
La regata di Burano, le imbarcazioni in gara si confrontano nelle acque antistanti l’isola, nell’occasione si potranno assaporare i piatti tipici della cucina tradizionale. Oltre che all’attività della pesca e naturalmente a quella del turismo, l’economia dell’isola è legata soprattutto all’antichissima tradizione dell’arte del merletto.
Nel cuore di Burano, potrete gustare specialità prodotte ancora con antica ricetta, ingredienti semplici e genuini lavorati a mano: i tipici biscotti bussolà, essi, pevarini, zaletti, di alta qualità.
MAZZORBO: l’isola del ponte longo
Mazzorbo è un’isola della Laguna settentrionale subito ad ovest di Burano alla quale è collegato con un ponte di legno detto Ponte Longo. Nell‘ Alto Medioevo si chiamava Maiurbium (Magna Urbs, città maggiore) e fu fondata dagli abitanti di Altino in fuga dall’invasione dei Longobardi (640 d.C.), gli stessi abitanti che fondarono anche Torcello.
Dell’antica Mazzorbo non resta oggi praticamente traccia, eccetto la chiesa di S. Caterina: innalzata tra il 1283 e 1291, la sua campana è la più antica della Laguna (1318). L’isola salvata dall’abbandono, ospita ora strutture sportive e giardini; la maggior parte è invece coltivata.
Visitare Mazzorbo
Mazzorbo era ricca di monumenti notevoli, andati poi distrutti, attualmente rimane:
-Chiesa di Santa Caterina, romanico – gotica, il cui campanile ospita una campana del 1318.
-Santa Caterina dall’esterno non si presenta come una classica chiesa, ma si mescola alle facciate delle case; recentemente restaurata con annessi monastero e campanile, si può ammirare lo stile romanico-gotico risalente al XIV° sec., la sua costruzione risale addirittura all’anno 783
Coltivazioni di Mazzorbo Gli ordini religiosi hanno avuto un ruolo fondamentale nella viticoltura in Laguna, producendo vino per uso liturgico e da offrire ai pellegrini. A Mazzorbo si coltivano carciofi, asparagi, frutta e l’uva Dorona, antica uva delle isole della laguna di Venezia, salvata dalla scomparsa grazie all’impegno dell’agenzia regionale Veneto Agricoltura del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano e di imprenditori privati.
Eventi
Tutte le estati, nel periodo a cavallo tra giugno e luglio, l’isola di Mazzorbo ospita una stupenda sagra paesana nel patronato della Chiesa di Santa Caterina, dove si possono assaporare piatti tipici a base di carne, pesce e verdure del posto.
TORCELLO: l’isola dimenticataTorcello è un’isola della laguna Veneta settentrionale. Esisteva prima di Venezia, e infatti la Cattedrale dell’isola è la più antica d’Europa. Il nome dell’isola deriva da TURRICELLUM probabilmente per la presenza di alcune torri. Centro abitativo già dal VII sec. in seguito alle invasioni degli Unni e dei Longobardi: vi trovarono rifugio i fuggiaschi della città di Altino. Nel 638 il Vescovo di Altino trasferì qui le sacre reliquie.
Abitò per un periodo anche lo scrittore Hernest Heminguay. L’isola è oggi quasi disabitata, immersa in una ricca e tipica vegetazione lagunare, conserva il monumento più antico della laguna: la maestosa Basilica di Santa Maria Assunta. Su una stessa piazzetta che si sviluppa su un prato erboso, al centro impera un massiccio sedile in pietra, il “Trono di Attila”.
Visitare Torcello
-Basilica di Santa Maia, chiesa di Santa Fosca e battistero: la basilica è a pianta basilicale, significativo esempio dello stile veneto-bizantino, sorge appena discosto da quanto rimane della piazza dell’antica città e quasi isolata nel mezzo dell’isola. Accanto si trovano la chiesa di Santa Fosca e le fondazioni del battistero dedicato a San Giovanni, oggi scomparso. I tre edifici costituivano un unico complesso religioso.
-Campanile si erge solitario poco distante e costituisce uno dei caratteristici punti di riferimento nella zona settentrionale della laguna.
-Nella stessa piazza del campanile si affacciano anche i due edifici storici Palazzo del Consiglio e Palazzo dell’Archivio, sedi del Museo provinciale di Torcello. Ha la dignità di basilica minore.
-Ponte del Diavolo ha le fattezze degli antichi ponti veneziani, senza parapetto Le recenti indagini archeologiche hanno confermato che la sua edificazione risale al XV secolo.
-Marmi numerosi marmi dell’isola si trovano nella Piazza di Torcello, appesi sul muro in mattoni adiacente al Palazzo dell’Archivio.Tra di essi vi sono alcuni stemmi di famiglie nobili e due leoni di San Marco. Gran arte dei marmi di quest’isola finirono proprio a Venezia, quando nel ‘400 gli abitanti di Torcello se ne andarono a causa della malaria, perché gli servirono alla costruzione di altri edifici Venezia.
-Trono di Attila è un seggio di marmo bianco conosciuto come il Trono di Attila, probabilmente usato dal vescovo di Torcello o dai tribuni di quest’isola in tempi antichi. Non si ha alcuna testimonianza in merito che il seggio sia stato effettivamente usato dal condottiero degli Unni, che saccheggiò tuttavia la Val Padana nel 452.
Economia
I resti archeologici attraggono visitatori attenti e curiosi, perciò il turismo è una fonte importante per l’isola
PARCO DELLA LAGUA DI VENEZIA E PATRIMONIO DELL’UMANITA’
E’ stato istituito nel 1984, la gestione del parco è affidata all’ Ente Parco della Laguna di Venezia e la sua finalità è il ripristino dell’equilibrio tra società umana ed ecosistema naturale che, nell’arco dei secoli, ha permesso l’evoluzione della città di Venezia, nel contesto della sua laguna, come un unicum riconosciuto oggi quale patrimonio dell’intera umanità.
M° Monica Isabella Bonaventura
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