La Cappella di San Giacomo a Padova – parte seconda

Continuiamo l’analisi della cappella, esaminando nel dettaglio le varie scene che compongono il registro superiore, che come abbiamo visto, illustra le Storie di San Giacomo Maggiore. Occupano in tutto otto lunette, due nei lati corti, tre sul fondo e tre sulla controfacciata, e cinque di esse sono state attribuite a Jacopo Avanzi, mentre le restanti ad Altichiero. Lo stile di Jacopo predilige colori vivaci giustapposti per creare un contrasto, affiancati da tinte tenui, con figure caratterizzate da una forte linea di contorno, che racchiude i volumi dei corpi realizzati con un delicato chiaro scuro. I personaggi che popolano le scene hanno profili decisi, e le espressioni dei volti, diventano a tratti quasi delle maschere grottesche, inseriti in architetture che incorniciano la scena, completandola nel suo insieme, ma che non danno ancora quella profondità spaziale che invece il pittore veronese riesce a creare, preludio della prospettiva rinascimentale. Lo stile di Altichiero, invece, modella le sue architetture per creare uno spazio ulteriore all’interno della narrazione, dove inserire le figure che interagiscono con esse; oppure usandole come una sorta di quinta teatrale, dando l’illusione che lo spazio continui sullo sfondo. Gli edifici dipinti sono realizzati con dovizia di particolari, presentano marmi policromi, arcate, finestre polilobate, guglie e tutti gli elementi delle coeve architetture dello stile tardo-gotico. I personaggi che popolano i suoi affreschi sono caratterizzati da volumi morbidi, resi con passaggi di colore sfumati che avvolgono i corpi, senza la dura linea di contorno tipica dell’Avanzi. Si vede qui una migliore tradizione giottesca, nella disposizione di uomini, donne e bambini in svariate posizioni, di spalle, di profilo, di scorcio, mentre affollano le scene, con le loro espressioni vive e reali, modellate da pennellate delicate.

Vediamo ora, nel dettaglio, le varie scene della narrazione, che inizia nel registro superiore della parete di sinistra. Il ciclo comincia con La predica di San Giacomo e le magie di Ermogene, in una grande lunetta divisa in tre parti, che illustrano tre episodi in successione. Il primo, sulla sinistra, presenta Ermogene che manda da San Giacomo, Fileto, un suo discepolo, a porgli complicate domande sulla sua religione. La scena presenta il giovane in piedi, con il capo velato, mentre sta parlando al santo, accompagnando il suo discorso con i gesti delle mani, voltato in direzione di Giacomo, che si trova su un balconcino, e tende una mano verso di lui. Attorno, persone in piedi e sedute, ascoltano attentamente la conversazione e commentano stupiti il discorso, mostrando una gran varietà di espressioni. Fa da sfondo alla scena, un’architettura gotica, che sembra ricordare una chiesa. L’episodio successivo, mostra San Giacomo che converte Fileto mentre sta ancora parlando, in una narrazione che ci porta all’ultima parte, dove troviamo Ermogene che evoca due demoni. Questa raffigurazione è molto più dinamica delle precedenti, e si apre con un porticato, sotto al quale vediamo l’anziano mago evocare degli spiriti maligni per soccorrerlo. La visione dei piccoli esseri mostruosi è l’elemento che porta movimento alla scena, perché fa fuggire due uomini spaventati dagli esseri volanti, facendo svolazzare i loro mantelli rossi. Anche qui le espressioni sono diverse, da quelle atterrite dei due signori in fuga, a quella corrucciata di Ermogene concentrato nell’evocazione delle creature, accompagnata al gesto della mano sinistra. Il porticato che ospita il mago e i demoni, sembra quasi trattenerli e separarli dal resto della scena.

Dettaglio della predicazione di San Giacomo

Proseguendo, troviamo nella lunetta successiva Il battesimo di Ermogene, primo affresco della parete di fondo. Anche questa scena è divisa in tre parti, scandita dalle architetture in stile gotico, che rappresentano l’interno di una chiesa. Sulla sinistra vediamo Ermogene portato in volo dai suoi demoni alla presenza di San Giacomo, che nella scena successiva, lo converte al Cristianesimo. Dopo aver abbandonato il paganesimo, i suoi libri vengono bruciati sul rogo, mentre tre personaggi a destra, osservano la scena. Come il precedente affresco, la lunetta racchiude personaggi nelle pose più svariate e volti molto espressivi, resi attraverso volumi sottolineati dalla linea di contorno e da colori vivaci contrapposti, quasi a richiamare la diversità degli atteggiamenti e delle emozioni ritratti nella scena. La lunetta centrale della parete di fondo è occupata dal Martirio del santo. La scena è ambientata all’esterno, in un paesaggio ricco di particolari, che inizia sulla sinistra con lo scorcio della città di Gerusalemme e prosegue in un ambiente montuoso, che ospita un castello in lontananza. La narrazione si apre con San Giacomo che esce dalla porta della città santa per essere condotto nel luogo del martirio, scortato da un gruppo di soldati. Da Gerusalemme escono anche due bambini che corrono e, lungo la strada, Giacomo si ferma a guarire un paralitico, ritratto di spalle, e a convertire lo scriba che lo teneva prigioniero, continuando il percorso che porta all’epilogo del racconto sulla destra. Qui, il santo è ritratto inginocchiato, con le mani giunte in preghiera, mentre attende il colpo di spada che lo decapiterà. Nella scena, oltre all’aguzzino dietro Giacomo, con il braccio alzato pronto a menare il fendente, troviamo attorno a lui dei soldati sulla sinistra e a cavallo, e un piccolo gruppo di uomini che osservano il momento rivolti verso il santo. La lunetta presenta tinte nuove, come l’ocra, i gialli e i marroni, mentre acquista vivacità nei toni, nelle pose e nelle espressioni proprio nella parte del martirio, nella gente che fa da quinta scenica all’esecuzione.

Martirio di San Giacomo

L’ultima scena della parete di fondo è L’arrivo del corpo del santo al regno di Lupa, che narra del viaggio del corpo di San Giacomo verso la Galizia, dove verrà sepolto definitivamente. La narrazione comincia sulla sinistra, dove un angelo con una veste candida, guida una barca grigia dai dettagli dorati che trasporta il martire verso il palazzo della regina Lupa, l’illustre capostipite del committente della cappella. L’angelo giunge nei pressi della dimora, dove un gruppo di uomini solleva con un lenzuolo il corpo del santo per appoggiarlo su una roccia di fronte al palazzo. La possente architettura che inquadra la scena, presenta una grande porta d’entrata con un arco a sesto acuto affiancato da grandi pilastri ottagonali. Dalla soglia si vede una scalinata di scorcio dalla quale la regina Lupa, unico personaggio abbigliato elegantemente con una veste rossa, una sopravveste bordata d’ermellino, una delicata retina sui capelli e guanti tenuti in mano che, con due ancelle, predispone l’accoglienza del martire. Anche qui colori tenui che modellano i volumi delle figure, tra le quali spiccano i rossi delle vesti della regina e di una donna che in primo piano sta sollevando il corpo di San Giacomo. La parte inferiore dell’affresco risulta più danneggiata, proprio in prossimità del martire, non mostrando come il suo corpo sciolse la roccia sulla quale era stato appoggiato, inglobandolo al suo interno e creandone la sepoltura (proprio quella su cui verrà creata l’enorme cattedrale dedicata a San Giacomo Maggiore, che sorge al termine del celebre pellegrinaggio di Santiago di Compostela).

L’arrivo del corpo del santo nel regno di Lupa

Spostandoci sulla parete di destra, troviamo il primo dei tre affreschi di questo ciclo realizzato da Altichiero, L’imprigionamento dei tre servi. L’episodio è diviso in due piccole semilunette ai lati della monofora e narrano l’arresto dei tre discepoli di san Giacomo catturati dalla regina Lupa, e inviati al sovrano di Spagna per essere imprigionati. L’affresco è uno dei più danneggiati del ciclo, ma si riesce comunque a notare come l’architettura non sia solo usata come cornice all’immagine, ma diventa parte importante della narrazione, in armonia con i personaggi inseriti, dando un grande senso di spazialità e profondità. Sull’altra semilunetta, la scena prosegue con i tre discepoli in prigione, anche qui, grazie agli edifici di scorcio, l’affresco acquista una maggior concretezza spaziale. Le figure sono caratterizzate da volumi definiti con passaggi di colore sfumati, dai toni delicati e plasmati da morbidi chiaroscuri, ma a differenza dell’Avanzi, non hanno la spessa linea di contorno che ne delimita i corpi.

L’ultima parete, quella della controfacciata, ospita gli episodi con i quali si conclude il registro superiore. A sinistra, vi è l’ultimo affresco attribuito a Jacopo Avanzi, La liberazione dei compagni di San Giacomo e il crollo del ponte sotto gli inseguitori. Ambientata in un paesaggio montuoso, con i rilievi chiari a dividere la parte superiore in due momenti, è raffigurata la liberazione dei discepoli del santo. Sulla sinistra, dalla porta di un edificio scorciato, i tre uomini sono liberati da un angelo, che tenendo il primo per mano, li libera dalla prigionia. Sulla destra, quasi uscendo dalla montagna al centro, troviamo i tre compagni che dialogano con il messo del re di Spagna, inginocchiato di fronte a loro. La parte superiore della lunetta è caratterizzata da figure composte, dai colori tenui e delicati che conferiscono un’atmosfera calma e quasi solenne alla scena. Totalmente diversa è la parte inferiore, che vede protagonisti i cavalieri inviati all’inseguimento dei prigionieri. L’episodio, dai toni cupi e scuri, presenta un grande dinamismo dei personaggi, figure scomposte a causa del crollo del ponte che impedisce loro di continuare la corsa. I tre cavalieri e i loro cavalli son raffigurati nelle pose più diverse, come l’animale sulla sinistra che cade rovinosamente con il muso a terra, insieme al suo cavaliere. Al centro, un altro cavallo è finito sul fianco, disarcionando l’uomo, che dietro cerca di rialzarsi aggrappandosi alla riva, e sulla destra l’unico cavaliere ancora in sella sul destriero rampante che cerca di raggiungere la riva, l’unico da colori accesi e di profilo, con richiami classici.

La liberazione dei compagni di San Giacomo e il crollo del ponte sotto gli inseguitori

La narrazione continua nella lunetta a fianco realizzata da Altichiero, Il miracolo dei buoi fatati. La scena è molto complessa e divisa in due momenti, partendo da in alto a sinistra e arrivando al palazzo in primo piano. L’artista ha sapientemente fuso i due episodi, unendoli anche attraverso l’uso del paesaggio, che funge non soltanto da sfondo, ma anche da elemento di congiunzione tra i momenti. In alto, troviamo i tre discepoli, che dopo esser stati liberati, uccidono un drago e addomesticano due buoi, che useranno poi per trasportare il corpo di San Giacomo. I compagni emergono dalle montagne che si snodano con i loro sentieri, fino alla processione in primo piano che accompagna il corpo del santo. Fulcro della scena è la roccia che ha inglobato il martire e viene portata al palazzo della regina Lupa, tra una folla disposta a semicerchio attorno al carro. L’edificio si apre sulla destra con un porticato gotico che dà profondità alla scena e all’architettura stessa, che si articola in una loggia e un balcone, dai quali si affacciano alcune donne e la regina a osservare la scena. Le figure, sono ben inserite nel paesaggio e sono in armonia con il palazzo che le ospita, quasi dando la sensazione di poter entrare anche noi all’interno. I personaggi, resi con colori tenui e sfumature delicate che modellano i volumi, mostrano le più diverse espressioni e pose, che contrastano con i colori chiari e le linee eleganti dell’edificio.

Ultima lunetta del ciclo, sempre realizzata da Altichiero, è Il battesimo di Lupa. L’episodio è diviso in due dal bellissimo primo piano del palazzo della regina, dipinto in una diversa angolazione, che ne risalta l’eleganza tipica degli edifici tardogotici. Con tinte molto chiare, sembra quasi ricamata sulla parete, con questo gioco di bifore e archi a sesto acuto, che caratterizzano la nobile architettura, decorata alla base con delle lastre di marmo policrome. Anche qui l’edificio è parte integrante della scena, con le persone che vi entrano e danno il senso di profondità spaziale. Sulla destra abbiamo la conversione della regina Lupa, battezzata da uno dei discepoli di San Giacomo, attorniata dalle ancelle e da una folla che guarda con attenzione e curiosità l’evento. Dall’altra parte, un banditore sotto il portico, annuncia alle persone che si son riunite nei pressi dell’edificio, che il suo palazzo a Compostela, sarà dedicato al culto del santo. La scena presenta un equilibrio tra la ricchezza cromatica dei personaggi e le tinte tenui dell’architettura, che continua sullo sfondo, creando una sorta di quinta scenica e aumentando la profondità spaziale.

Il miracolo dei buoi fatati

Il battesimo di Lupa

Continua nella terza parte

Di Deborah Scarpato

Be the first to comment on "La Cappella di San Giacomo a Padova – parte seconda"

Leave a comment

Your email address will not be published.


*