Museo d’Arte Moderna “Ezio Pagani”, fondato nel 1957

44.000 metri quadrati a cielo aperto, uno spazio verde immenso con un anfiteatro dedicato alla condivisione e meravigliose sculture che si legano con lo spazio e il cielo in maniera unica; il museo, ricco di storia di arte contemporanea e tanta passione dedita all’accoglienza e alla cura di questo luogo incantevole, è a pochi minuti da Milano, a Castellanza, cittadina in provincia di Varese. Percorro una strada che mi riporta al Medioevo per poi raggiungere l’ingresso di questo spazio interamente dedicato all’arte. Mi aspetta Simone Pagani, nipote di quell’Enzo Pagani, artista visionario e coraggioso pioniere dell’arte all’aperto. Appena varcato il cancello d’ingresso si acquista la consapevolezza di profondo silenzio, arricchito da meravigliose sculture in marmo, ferro, bronzo, acciaio e, stupito, iniziamo la nostra visita. Futurismo, dadaismo e surrealismo sono rappresentati da opere quali le sculture in marmo di Hans Arp e di Oleksandr Archypenko; i mosaici di grandi dimensioni di Nadia e Fernand Léger, di Gaston Chaissac, Sonia Terk Delaunay, Man Ray, Ettore Falchi e di Hans Richter; le sculture in legno, bronzo, acciaio e marmo delle opere di Jan Koblasa, André Bloc, Christian Peschke, Mimuro Miizuma, Pavel Bucur [5], Haruhiko Uasuda e Tomori Toyofuku. Altre opere degne di nota sono state realizzate da Francesco Messina, Arnaldo Pomodoro, Vittorio Tavernari, Luigi Veronesi e dallo stesso fondatore Enzo Pagani. La collezione di opere d’arte continua a crescere ancora oggi. Con Simone Pagani iniziamo la nostra chiacchierata, per scoprire come vivere uno spazio tanto ampio, ricco di un’immortalità totale ed affascinante.

1) Che cosa significa per te vivere nel museo di tuo nonno Enzo, cosa ricordi, quali emozioni ti ha lasciato?

Vivere nella raccolta d’arte “en Plein air” più grande d’Europa è un onore immenso, la creazione di questa fantastica struttura trasmette emozioni forti, perché respiri arte e vieni catturato da sculture e mosaici che rappresentano epoche passate. I maggiori artisti internazionali del XX secolo, infatti, collaborarono con mio nonno Enzo e molti di loro vennero affascinati dall’opera utopistica del parco-museo lasciando le loro creazioni in esposizione permanente. Ho dei bellissimi ricordi di mio nonno, artista, gallerista, mecenate; lo seguivo sempre tra galleria, laboratori di artisti, cave di marmo, mostre e museo. Ero piccolo, ma molto curioso e intraprendente, mi piaceva moltissimo seguire le realizzazioni delle grandi opere in marmo, infatti ho imparato tanto dal mondo dell’arte.

2) 44.000 M² di arte Moderna da accudire non ti spaventano?

Sono moltissimi, il parco è veramente immenso e le 650 opere esposte sono a parer mio anche troppe, ma avendo conosciuto mio nonno forse per lui erano anche poche. Mantenere tutto è un impegno molto grande per me e la mia famiglia, cerchiamo di tutelare al meglio la storia e le opere d’arte raccolte. La cultura è molto importante, va trasmessa di generazione in generazione, alla fine racconta chi siamo e da dove veniamo.

3) Oggi rispetto al periodo pre-covid, il mercato dell’arte ha subito cambiamenti?

Dal mio punto di vista non ho notato nessun cambiamento, il trend è sempre quello degli ultimi decenni, dove le opere dei maggiori artisti fissano sempre nuovi record, divenendo sempre più merce per investimenti e speculazioni.

4) Progetti per il futuro?

Ho dei piccoli sogni nel cassetto, ma per ora non voglio rivelarli.

5) Ti senti un privilegiato avendo un contatto così assiduo con opere di così grandi dimensioni? Hai mai pensato che qualche anima di questi grandi artisti abbia deciso di prende dimora qui?

Si, in parte mi sento privilegiato, poche persone al mondo hanno una collezione così vasta, ma dall’altro canto sento di avere una grossa responsabilità per mantenerla al meglio. Riguardo al domicilio di qualche anima, può essere, troveremo il modo di convivere!

6) Cosa pensi delle nuove correnti artistiche

Sono molto concettuali e poco materiche, dividono molto la critica. Dal mio punto di vista nei prossimi decenni faranno fatica a lasciare tanto quanto hanno fatto altre correnti artistiche negli ultimi secoli.

7) Il capolavoro a cui sei più affezionato e quello di maggior valore

Sono molto affezionato ai nostri mosaici di Fernand Lèger e ad alcune opere in marmo di artisti molto importanti come Jean Arp. Il valore economico delle opere è dettato da domanda e offerta, diciamo che abbiamo pezzi che se la contengono.

8) Hai mai pensato di seguire le orme di nonno Enzo e cimentarti come artista?

Da piccolo ci ho pensato molte volte, ma i tempi sono cambiati, con una realtà di questo tipo bisogna essere più imprenditori che artisti. Mio nonno negli anni ’50 era un artista che pian piano è diventato imprenditore. Molti pittori e scultori credettero in lui appunto perché artisti entrambi.

9) Hai uno spazio unico in una piccola città, questo compromette a tuo parere, visibilità, presenze, innovazioni?

Sicuramente se il Museo Pagani fosse stato realizzato nel centro di grande città avrebbe avuto sicuramente maggior successo e un pubblico più numeroso, ma sono fiducioso nelle nuove operazioni di marketing che stiamo mettendo in atto per creare sinergie con altre realtà ed istituzioni.

Ringraziando Simone per la sua gentile ospitalità, ripercorro la strada del ritorno con un pizzico di sana invidia. Chi ama l’Arte non può non sognare di vivere in simbiosi con la stessa per eccellenza. Grazie Simone. Ritornerò a trovarti.

Mario Perron

Email del museo: museopagani@gmail.com

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