Arte, filosofia, estetica, storia

L’arte, nella storia, nasce dalla necessità dell’uomo di donare un’immagine ad un sentimento, di trovare un’unione tra l’empirico ed il trascendentale. Animali raffigurati sulle pareti delle grotte sono, infatti, espressione di questa primordiale esigenza.
Nonostante possa sembrare paradossale, tali prime forme creative risultano tra le più pure, in quanto gli “artisti” non erano alla ricerca di un profitto o di successo, bensì tentavano di comunicare attraverso l’immagine. In passato, per comunicare qualcosa alle persone poco istruite, si utilizzavano immagini. Allo stesso modo, anche i bambini tendono a esprimersi attraverso l’arte. Ciò avviene perché il linguaggio dell’arte è universale. Gli antichi, i bambini, le persone che non si erano potute permettere di studiare, tutte queste categorie più interessate all’arte, non ricercano niente in essa, se non pura forza comunicativa. Nonostante ciò, però, l’Idea, in queste forme artistiche, è ancora “intrappolata”, legata al sensibile, troppo poco razionale e solo empirica.
È questa l’arte simbolica, che perdurerà fino all’avvento dell’età classica e che il filosofo Georg Wilhelm Friedrich Hegel, definirà ancora troppo poco sviluppata, in quanto concentrata sulla rappresentazione di un qualcosa di concreto. L’equilibrio, secondo il filosofo, si raggiungerà con l’arte classica, in quanto l’uomo, tramite tra i due mondi, è il soggetto principale delle sue opere. Il “Giudizio Universale” michelangelesco, infatti, è la rappresentazione concreta di un qualcosa di Assoluto.
Il Romanticismo e soprattutto l’Espressionismo, invece, possono essere interpretati come “l’antitesi” del simbolismo, in quanto si dona poca importanza al soggetto raffigurato e molta più ai sentimenti che esso può suscitare. Per Hegel, quindi, si arriva quasi alla “morte” dell’arte. Eppure, essa non muore e mai lo farà finché esisterà l’uomo.
Il concetto di arte come nozione storica che si affida al sentimento e non alla ragione, ovvero la filosofia estetica moderna, trova la sua maggiore espressione proprio nel Romanticismo. L’arte risulta tale quando è utile al pittore, al poeta, allo scultore per esprimere sé stesso al meglio. Non dovrebbe esistere una divisione gerarchica tra le varie fasi storiche dell’arte. Prendere in mano un foglio bianco e iniziare un bozzetto a matita è una grande forma di libertà che si ritrova anche nella semplicità. È inutile pensare all’arte come un qualcosa di limitato. Tutti facciamo arte nella nostra vita, spesso anche senza rendercene conto. Essa, quindi, nella storia, ha assunto varie forme, ha cambiato spesso nome, ma nonostante questo è sempre rimasta una sola. Il fattore comune tra le pitture rupestri e “Il viandante sul mare di nebbia” di Friedrich? La voglia di comunicare un sentimento.

Alice Dotta

Immagine di riferimento – Di Caspar David Friedrich – https://www.hamburger-kunsthalle.de/sites/default/files/styles/hkh_lightbox_full_wide_x2/public/ueber-die-sammlung-19-jahrhundert-caspar-david-friedrich-wanderer-ueber-dem-nebelmeer.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=67645817

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