La forma d’arte più remota ha preso forma attraverso delle rappresentazioni su pareti rocciose e su di esse venivano principalmente raffigurati uomini che compivano qualche rituale antico, o correvano per dare la caccia a un animale selvatico. Tutto ciò ad uno scopo ben preciso, cioè di rappresentare il dinamismo dell’azione che veniva compiuta, dimostrare che la corsa alla caccia era un momento in cui si metteva in moto tutto il fisico; questo input era inoltre adottato per le raffigurazioni di oggetti, animali, agenti atmosferici e via dicendo. Il fuoco, ad esempio, è un oggetto che per natura non è mai statico; gli animali selvatici in fuga o in procinto ad attaccare hanno dei movimenti bruschi e rapidi, e grazie a ciò sulle pareti di qualche grotta antica, tutt’oggi possiamo riscontrare delle figure umane, animali od oggetti che mostrano a migliaia di anni di distanza come la dinamicità di un tempo si svolgeva.
Compiendo un balzo agli inizi del ‘900, precisamente il giorno 20 febbraio 1909, il poeta Filippo Tommaso Marinetti diede vita al movimento artistico che rappresentò in tutto e per tutto il concetto di DINAMISMO: il Futurismo. Questa avanguardia artistica era rivolta ad ogni genere di arte, dalla pittura alla scultura, dall’architettura alla fotografia e infine al cinema. Ed è proprio su quest’ultimo punto che il significato di movimento ha assunto forma nella comunità mondiale dei sordi: grazie al Visual Vernacular.
Ma in cosa consiste?
Partiamo dall’analizzare la struttura della parola. Con ‘’Visual’’ vogliamo intendere una tecnica basata sulla vista, strettamente legata alla cultura sorda, mentre con ‘’Vernacular’’ (dal termine: vernacolo) significa che una lingua è parlata solamente in una determinata zona geografica, una sorta di dialetto specifico. Quest’arte sorda è stata teorizzata nel 1960 dall’attore teatrale sordo Bernard Bragg che ebbe influenza sulla poesia e narrazione sorda.
Nel mondo dei non udenti gli stimoli uditivi non hanno alcun valore, bensì quelli visivi sono fondamentali e unico mezzo di comunicazione. La cultura sorda ha molteplici varietà e tra queste spicca appunto la tecnica del Visual Vernacular. Questa forma d’arte sorda sfrutta la Lingua dei Segni Italiana (LIS), è una tecnica specifica degli artisti sordi per rappresentare in modo ‘’cinematografico’’ le varie scene di un film, alternando velocità, inquadrature e momenti salienti. Più il segnante è esperto in LIS, più il V.V. avrà impatto su coloro che osservano come si svolge l’atto. Con ciò è possibile rappresentare qualsivoglia situazione o evento: da una semplice conversazione a una gara tra auto ad esempio. Il concetto fondamentale di questa tecnica è quella di rappresentare, sempre basandosi sul tema in questione, i movimenti e le impersonificazioni adeguate per dare un senso e un movimento ai soggetti o oggetti desiderati.
Nei teatri in cui si svolgono attività di Visual Vernacular colui che segna può semplicemente restare al centro del palco, senza bisogno di spostarsi minimamente, in quanto la tecnica sopracitata ha la capacità di essere paragonata ad un vero e proprio schermo, come essere seduti al cinema a godersi un film. Il segnante che adotta questa forma d’arte ha la capacità di diventare una ‘’telecamera’’ portando inquadrature diverse, dinamismo, angolazioni. Inoltre grazie alle Componenti non Manuali (CNM) il segnante è in grado di rappresentare attraverso espressioni facciali o movimenti del corpo determinate scene che solo attraverso la LIS non avrebbero la stessa enfasi. Insomma, è una tecnica che richiede maestria nel movimento, permette di raccontare vicende diverse grazie ad ampiezza, velocità dei segni e distingue lo statico dal dinamico.
Alberto Marcuzzo
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