Recensione Anne Frank

L’evanescenza del fumo e la poesia dell’inchiostro si fanno tramite per portare Kitty nel nostro tempo, come partorita da una teca di vetro, sua custode e muro, l’ennesimo, tra la vera essenza di Anne ed il mondo reale.

Il presente, nella piovosa Amsterdam, è ostile a chi ha avuto in sorte un passaporto sgradito all’Europa. Il passato appare ingiusto verso chi nacque nel segno della stella di David.
L’inconciliabilità tra due atteggiamenti contemporaneamente indifferente e penitente, degli abitanti del nostro tempo, appare incomprensibile agli occhi di Anne, che prende vita tramite l’agire del suo diario.
L’eroina del film non può esistere lontana dalle pagine, la sua essenza ne è indissolubilmente legata da sempre e per sempre.
Nemmeno l’amore può cambiare la sua esistenza instabile, nulla può dare fermezza ad un’immagine tremula e mutevole che l’umanità attira nelle vestigia di un ricordo cristallizzato nel tempo e al contempo rifiuta nell’attualità di un mondo che anela, segretamente, gli stessi muri, reali o ideali, abbattuti all’insegna della pace.
Kitty ci guida in due mondi , quello di Anne Frank grande poco più di una soffitta e quello contemporaneo che con i suoi collegamenti senza limiti e fili si trova imbrigliato negli stessi, nel nome della discriminazione e del pregiudizio.
Dopo aver passato in rassegna i vari luoghi dedicati alla memoria di Anne, Kitty si rende conto che il mondo ha metabolizzato una versione edulcorata della sua creatrice e, al contempo, realizza di non conoscerne il finale.
Ricordi, viaggi in treno, memorie della vita di reclusione si fondono all’impegno civile e alla possibilità di fare la differenza.
Se i nazisti sono celati dietro a totem altissimi dagli occhi rossi e l’orrore dei campi di sterminio resi con la potente metafora dell’Ade, così caro alla piccola scrittrice, la lapide delle due sorelle è dolorosamente materica, reale, tangibile come un monolite di rimpianto e dolore.
La pietra, commemorativa per il popolo ebraico, viene scagliata da Kitty verso le istituzioni e si fa, in prima persona, tramite per l’atteggiamento di quei diritti che tali non sono per tutti.
Il fumo e l’inchiostro si fondono nuovamente, con un sospiro. La memoria è nuovamente libera per essere custodita e rinnovata in quanto; “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.    
Valentina Paolino

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