Il magico mondo di Carla Bruschi

LA MAGIA DI UN SOGNO è la personale dell’artista Carla Bruschi, piacentina di nascita e milanese di adozione, a cura di Giorgio Gregorio Grasso. L’esposizione – in corso a Bergamo presso gli spazi della Sala Manzù – presenta trenta quadri che raccontano il mondo di Carla, dipinti di getto, senza disegni preparatori, su tele dove l’artista fissa le proporzioni.

Le sue opere sono visioni di un passato intensamente vissuto, “frame” di un presente appassionato ed immagini proiettate verso il futuro. In ciascuna di esse si coglie la natura passionale di artista e di donna, sempre in bilico tra spinte emozionali e contenuta razionalità. Esse manifestano maestria del disegno e padronanza dell’arte pittorica, contaminata da varie tecniche.

Alla provincia di Bergamo ed alle persone scomparse per covid (chi non ricorda i difficili momenti vissuti durante il periodo della pandemia?) è dedicata una delle opere in mostra: L’Italia che se ne va, con la piena consapevolezza che (come cita il titolo di un altro lavoro esposto) Oltre la paura c’è il futuro.

Carla Bruschi è alla continua ricerca del bello che sorge da un intenso rapporto con il mondo che la circonda, quel senso di bellezza estetica frutto di elaborazione dell’esperienza creativa. Ogni oggetto rappresentato è un “segno”: ritmi, suoni, colori, parole, forme, immagini, materie e volumi. Con i suoi quadri, a volte formalmente caotici, ella esprime le proprie idee con variazioni di toni cromatici e segni che rincorrono lo spazio, tracciano un percorso, scandiscono il tempo dell’esistenza. A volte, la fantasia induce a reinterpretare storie già raccontate, offrendo nuove chiavi di lettura visiva. Mi riferisco, in modo particolare, ai quadri della serie “Fiabe”. Una originale rivisitazione di alcune tra le più note favole, di cui Carla ha colto la finalità di diffondere un messaggio sociale (al riguardo si veda anche La verità, esposta in mostra) o un principio morale. Sono tutti racconti contestualizzati che rappresentano la vita odierna osservata, con velata ironia, nel suo scorrere veloce in preda a vortici di consumismo e omologazione. Immagini e scritture (solitamente ritagli di giornali, giochi di collage che omaggiano ricerche avanguardistiche del primo Novecento e, in alcuni casi, postproduzioni pop) si amalgamano tra di loro. Forma e contenuto. Ed ecco che ci si imbatte in: La piccola fiammiferaia che impara l’arte di vivere; Cappuccetto rosso avvolto da un forte vento dove la presenza angosciosa del lupo è sostituita dal potere del superfluo; Il gatto con gli stivali, del tradizionale gatto sono presenti soltanto gli stivali, alcune scritte e l’immagine di Sofia Loren munita di baffi (è d’uopo il ricordo di Duchamp che mise i baffi alla Gioconda…); Gulliver personaggio trasformato in falso mito contemporaneo dell’uomo ideale; La lampada di Aladino, Il soldatino di stagno (in cui spicca la scritta “la diversità non è un limite”), La bella addormentata nel bosco, Pinocchio, Cenerentola, Biancaneve. Infine, Alice nel Paese delle meraviglie: luogo in cui, come nell’arte, spazio e tempo si confondono, offrendo un mondo caratterizzato da interiorità ed esteriorità, invisibile e visibile, reale e virtuale. Il mondo della verità, della naturalezza, dello stupore e della scoperta.

Nasce una forte sinergia tra le opere di Carla e il fruitore, catapultato nelle Emozioni (opera) per capire Come brillano i sogni (opera), che, Con amore immenso (opera), fanno riflettere sull’esistenza.

Maggiore introspezione, psicologia del personaggio e cenni autobiografici si percepiscono in: Sognando, Mi manchi, Nostalgia, Io me ne andrei, E ora silenzio, Stato di grazia e Amami col mio nome. Cariche di sentimento, queste immagini relazionano felicità e malinconia, forza e fragilità, coraggio e riservatezza. Pennellate larghe e risolute invadono visi e corpi di eterea bellezza. Contorni marcati sembrano voler definire la forma nello spazio, togliendo l’effimero corporeo disegnato per rafforzare la componente materica. Sono melodie, cariche di amore, a tratti nostalgico. Sfumature di grigi sono circondate da molteplici tonalità di giallo-dorato, simbolo di uno splendore che avvolge la figura ritratta, confonde la malinconia che la stessa emana, valorizzandone l’aspetto sensuale. Pennellate e segni racchiudono speranza e vitalità. In ciascuna opera si respira istinto e consapevolezza della caducità e della fragilità della vita.  Nella loro apparente semplicità vi è insita una articolata complessità: esempio di sintesi visiva e conferma del concetto che anima e spiritualità sono elementi essenziali degli artisti.

Genny Di Bert

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